giovedì, Gennaio 2, 2025
Home Blog Pagina 8

Cosa sono gli spin bias? La guida CoEHAR su ecig e ricerca

0
spin bias coehar ecig

I ricercatori del progetto In Silico Science del CoEHAR hanno sviluppato una tecnica per individuare i cosiddetti “spin bias”, ovvero gli errori che portano ad una interpretazione distorta intenzionale o non intenzionale dei risultati della ricerca. 

Molto spesso, nel campo della divulgazione scientifica, si pensa che la lettura del “riassunto” di uno studio scientifico, in gergo il cosiddetto abstract, e quella della sezione risultati siano un modo completo di valutare i dati presentati. Ma è possibile che i risultati dichiarati non siano in linea con quanto emerge dalla metodologia impiegata nello studio e che siano oggetto di una interpretazione errata o distorta?

È quanto si sono domandati i ricercatori del progetto In Silico Science, uno studio condotto dagli scienziati del CoEHAR, Centro di Ricerca per la Ricerca del danno da fumo dell’Università di Catania, guidati dal dott.ssa Renée O’Leary, che stanno lavorando ad una serie di revisioni sistematiche sugli studi sul fumo elettronico al fine di individuare tutti gli spin bias contenuti in alcuni studi sulla riduzione del danno.  

In sintesi, quando i risultati della ricerca vengono interpre-tati in maniera distorta, intenzionalmente o meno, e quando i ricercatori suggeriscono ingiusti-ficatamente risultati favorevoli o sfavorevoli che portano a conclusioni fuorvianti, allora si è in presenza di “spin bias” dei risultati.

L’analisi attenta di questi lavori rivela che molti dati non significativi vengono presentati come fondamentali quando in realtà non lo sono.

Proprio oggi è stata pubblicata su BMC Research Notes la review dei ricercatori di In Silico dal titolo Identifying spin bias of nonsignificant findings in biomedical studies.

La loro ultima revisione sugli effetti cardiovascolari della sostituzione delle sigarette elettroniche con quelle convenzionali ha sostanzialmente confermato che le prime non hanno effetti avversi sui parametri cardiovascolari.

Tuttavia, come parte della loro revisione, i ricercatori di CoEHAR hanno ulteriormente condotto una valutazione qualitativa sugli studi clinici dalla quale è emerso che ben 7 studi su 26 presentavano spin bias, ovvero un insieme di pregiudizi che possono essere utilizzati come difesa di un pensiero ma che conducono alla pubblicazione di risultati nulli. 

La nostra review sugli effetti cardiovascolari ha riportato oltre il 66% di risultati non significativi nei test. Un dato importante che indica che le e-cig non presentano differenze nei test cardiovascolari rispetto alle sigarette convenzionali – ha spiegato la dr.ssa O’Leary – Non siamo gli unici ricercatori ad osservare errori nella letteratura biomedica. Uno studio ha confrontato 896 abstracts e ha rilevato che il 15-35% di questi era incoerente con i dati e un altro studio ha osservato che il 27% degli studi mostrava spin bias con risultati non significativi”. 

La distorsione del dato scientifico e la ricerca sfrenata di titoli sensazionalistici sta conducendo tutto il mondo accademico in un baratro di credibilità dal quale sarà difficile uscire fuori – ha detto il prof. Riccardo Polosa, fondatore del CoEHAR – Identificare ed eliminare i pregiudizi nel campo della ricerca scientifica ci consentirà di cambiare rotta e riportare la scienza sul piano della autorevole legittimazione della verità che gli spetta. Un linguaggio accurato e un processo di revisione indipendente devono essere le basi per la diffusione di informazioni rilevanti. Solo in questo modo possiamo creare una coscienza critica nell’utilizzatore finale e negli organi deputati a prendere decisioni di salute pubblica”.

Questa nuova tecnica per l’identificazione e la segnalazione dello spin bias non è un piccolo contributo al dibattito sulla riduzione del danno da tabacco.

Quando gli autori travisano le loro scoperte, intenzionalmente o meno, le loro conclusioni vengono presentate come prove. Soprattutto per il controverso campo della ricerca sulle sigarette elettroniche, i risultati devono essere discussi accuratamente. Il dibattito sulle sigarette elettroniche non deve essere distorto da risultati non significativi riportati con spin bias.

R. Polosa a Roma: focus su rischio clinico globale

0

Roma, 17 apr. (askanews) – La salute è il nostro bene più prezioso e a noi tutti spetta il compito di tutelarla al meglio, prendendo coscienza dell’impatto negativo che le scelte, le abitudini e gli stili di vita scorretti esercitano su di essa. L’identificazione dei fattori di rischio e l’intervento mirato per la loro eliminazione dovrebbe essere il primo obiettivo in un contesto sociosanitario di best practice per la salvaguardia della salute di tutti i cittadini. È pertanto opportuno rivolgere adeguata attenzione sia agli aspetti clinico-diagnostici, sia a quelli connessi alla ricerca scientifica, agli studi sociologici, alle scienze ambientali, alla gestione sostenibile delle risorse naturali e all’utilizzo opportuno delle risorse strutturali e tecnologiche.

Su questi temi si è sviluppato un dibattito tra rappresentanti istituzionali ed esperti del settore, nel corso del convegno dal titolo “Rischio clinico globale: cause e strategie di intervento”, svoltosi lo scorso week-end a Roma, organizzato da DreamCom presso l’Hotel Sina Bernini Bristol. Obiettivo del meeting è stato quello di porre l’attenzione sull’importanza della prevenzione e del trattamento precoce, della rimozione o almeno riduzione dei rischi di salute tramite la trasmissione di raccomandazioni e cure appropriate che rispondano a criteri di evidenza clinica e, contestualmente, di sostenibilità ambientale e sociale. L’evento, moderato dalla Prof.ssa Carla Bruschelli, ha avuto tra i suoi relatori anche il Prof. Riccardo Polosa, fondatore del CoEHAR, Centro di Ricerca per la Riduzione del Danno da Fumo, e docente di Medicina Interna presso l’Università di Catania. Tema dell’intervento, il paziente con BPCO (Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva) con dipendenza dal fumo, che ha definito “difficile, perché ha uno storico prolungato che ha creato una forte alleanza con la sigaretta. Dunque, smettere di fumare lo porta a una grande forma di infelicità, perché rappresenta una perdita”.

Per questo motivo, l’approccio standard alla riduzione del tabagismo, basato sulla terapia farmacologica, risulta inefficace: “Il brupopione – ha aggiunto il Prof. Polosa – ha un effetto significativo a 6 mesi in termini di CAR (Continous Astinence Rate), che tuttavia scompare a distanza di anni. Anche con le terapie farmacologiche piu efficaci, l’80% dei pazienti continua a fumare a distanza di un anno”. Il Prof. Polosa ha sottolineato che “occorre studiare anche i benefici delle nuove tecnologie che erogano nicotina, come le sigarette elettroniche e i sistemi a tabacco riscaldato. La storia di queste tecnologie è infatti una storia di grande successo, perché hanno un forte impatto in termini di riduzione del fumo. Le alternative combustion-free possono aiutare notevolmente i pazienti con BPCO dal fumo di sigaretta, come dimostrato dai risultati di due studi clinici che evidenziano come questi soggetti possono astenersi dal fumare se viene loro fornita una valida alternativa. Ovvero, la sigaretta elettronica e i sistemi a tabacco riscaldato, strumenti che mimano l’esperienza del fumo, ma garantendo al contempo miglioramenti significativi dello stato di salute generale”.

Inghilterra, 1 milione di kit per il vaping ai fumatori per smettere 

0
Inghilterra swap to stop ecig fumatori

Il ministro della sanità Neil O’Brien ha presentato un nuovo piano che darà supporto a oltre un milione di fumatori inglesi che vogliono smettere: offerti kit per il vaping e supporto professionale. Previsti anche aiuti economici per le donne incinte che vogliono smettere

L’Inghilterra da sempre rappresenta l’esempio da seguire per l’adozione di strategie alternative per aiutare i fumatori ad uscire dalla dipendenza da sigaretta. Dal 2010, da quando il governo ha implementato le campagne informative sull’utilizzo delle sigarette elettroniche come strategia di riduzione del danno da fumo, incoraggiando allo stesso tempo medici e operatori sanitari a consigliarle ai fumatori, i tassi sul fumo sono costantemente diminuiti, fino a raggiungere nel 2021 la cifra record del 13%.

Oggi però, il Ministro della sanità Neil O’Brien ha alzato ancora l’asticella: per raggiungere l’obiettivo di un’Inghilterra smokefree verranno consegnati a circa 1 fumatore ogni 5, ovvero un milione di individui, un kit per il vaping gratuito, insieme alla possibilità di usufruire di assistenza motivazionale professionale.

Il piano “swap to stop” è il primo nel suo genere al mondo e vedrà la partecipazione di tutte le autorità locali inglesi, per ridurre entro i 2030 il tassi sul fumo a meno del 5%.

Offriremo a un milione di fumatori nuovi aiuti per smettere. Finanzieremo il nuovo programma nazionale “swap to stop”, il primo del suo genere al mondo. Lavoreremo per offrire a un milione di fumatori in tutta l’Inghilterra uno starter kit gratuito per lo svapo” ha dichiarato il Ministro Neil O’Brien.

Il programma nazionale antitabagismo dell’Inghilterra prevede anche aiuti alle donne in gravidanza, sotto forma di voucher o di somme di denaro, insieme a supporto motivazionale, per aiutarle a smettere. Ma i fumatori adulti non sono gli unici beneficiari del pacchetto di norme che verranno discusse dal governo: saranno infatti oggetto di discussione una serie di interventi per impedire che i più giovani e in non-fumatori inizino a svapare.

Inoltre, verrà discussa la possibilità di cambiare i messaggi sui pacchetti di sigarette, inserendo testi positivi e consigli per smettere.

Ad applaudire l’iniziativa del Ministro dell’Inghilterra, il fondatore del CoEHAR dell’Università di Catania, prof. Riccardo Polosa, che ha cosi commentato:

Accolgo con plauso la nuova proposta inglese, seguiremo i dettagli ma è già chiaro che si tratta di un cambiamento rivoluzionario che ci auguriamo possa essere ripetuto in molti altri paesi. Si tratta di un’azione concreta e razionale di politica sanitaria. Non solo l’iniziativa aiuterà milioni di fumatori a smettere definitivamente di fumare ma garantirà al governo inglese un risparmio senza precedenti in termini di costi per l’assistenza sanitaria”. Secondo le stime del Governo infatti, ci si aspetta un risultato epocale: “Il supporto economico è di certo un incentivo importante per provare a passare a prodotti meno dannosi ma la garanzia offerta dal governo inglese sarà anche quella dell’assistenza specialistica lungo il difficile percorso di smoking cessation. Le nuove politiche inglesi realizzeranno gli obiettivi auspicati da tutti i governi: aiutare gli adulti a smettere di fumare e impedire a bambini e non fumatori di iniziare a svapare” – ha spiegato Polosa. 

Supporto anche dalla World Vapers’ Alliance, l’organizzazione internazionale che raggruppa i consumatori di sigarette elettroniche, che tramite le parole del suo direttore Michael Landl fa sapere:

L’Inghilterra è leader nel campo della cessazione del fumo e della riduzione del danno in tutto il mondo. I tassi sul fumo sono diminuiti di oltre il 29% nell’ultimo decennio, da quando lo svapo è diventato molto popolare. L’adozione del vaping su larga scala dovuta ad un forte sostegno politico e a solide prove mediche, è il motivo per cui i tassi di fumo diminuiscono più rapidamente che in altri paesi. Aiutare ulteriormente i fumatori a cambiare accelererà il percorso di successo del Regno Unito”.

Fumo e diabete: a Catania il potenziale dell’harm reduction

0
diabete fumo Catania linee guida internazionali

Un paziente diabetico che fumo ha il doppio delle possibilità di aggravare le condizioni della sua malattia. Fumare per i diabetici significa aggravare per certo la propria condizione di salute. Un diabetico che fuma deve smettere. Se non ci riesce proprio da solo, allora in ultima ipotesi, passare a prodotti senza combustione rappresenta comunque una soluzione meno dannosa rispetto alla scelta di continuare a fumare. Per questo i più noti esperti del settore si sono riuniti in questi giorni a Catania, al fine di identificare nuove linee di trattamento utili al contrasto al tabagismo.

Il fumo di sigaretta è uno dei principali fattori di rischio per i pazienti affetti da diabete mellito di tipo 2, una forma diffusa che rappresenta circa il 90% di tutte le diagnosi del nostro paese e caratterizzata da un’alterazione della quantità o del funzionamento dell’insulina nel corpo.Secondo i dati del Ministero della Salute, ad oggi, l’incidenza del diabete mellito di tipo 2 riguarda circa il 65% della popolazione, ovvero 4 milioni di italiani.

Intercettare i comportamenti scorretti che possono influire sul decorso patologico significa non solo migliorare la qualità della vita del paziente, ma anche allungarne le prospettive di vita. 

La combinazione fumo-diabete hanno infatti effetti deleteri sull’organismo, specialmente sull’apparato cardiocircolatorio. L’azione combinata di questi fattori comporta un danneggiamento delle arterie, aumentando il rischio di ictus, infarto e patologie renali.

Non tutti sanno però, che il fumo di sigaretta influisce anche sulla possibilità di sviluppare il diabete: chi fuma ha il 44% di rischio in più di sviluppare il diabete di tipo 2 rispetto a chi non fuma, sopratutto in presenza di fattori come sedentarietà, sovrappeso o predisposizione genetica.

Intercettare e modificare il connubio tra fumo di sigaretta e diabete è uno dei target di un progetto di ricerca sviluppato dal CoEHAR dell’Università di Catania, il progetto Diasmoke, creato per determinare se i fumatori di sigarette convenzionali che passano a strumenti senza combustione sperimentano un miglioramento misurabile dei parametri di rischio cardiovascolare come conseguenza della mancata esposizione alle sostanze tossiche del fumo.

Ad oggi, le linee guida internazionali per affrontare la dipendenza tabagica nei soggetti diabetici necessitano di un’integrazione, alla luce della diminuita efficacia desoli metodi convenzionali per smettere. Per questo motivo, dieci tra i massimi esperti al mondo di patologie diabetologiche si sono riuniti a Catania dal 30 al 31 Marzo in occasione del meeting internazionale promosso dal CoEHAR dell’Università di Catania nell’ambito del progetto Diasmoke e dedicato alla riduzione del danno da fumo. Il pool ha affrontato il tema dei danni da fumo sui pazienti diabetici sotto ogni aspetto clinico, medico e sociologico al fine di costituire un documento condiviso utile all’applicazione dei principi della riduzione del danno anche nella pratica clinica.

Il meeting è servito per elaborare una strategia che tenga conto del principio della riduzione del danno e dell’uso di dispositivi privi di combustione nell’aiutare i pazienti diabetici ad uscire dalla dipendenza da fumo di sigaretta. 

Jakarta, al via le iniziative di diplomazia accademica per contrastare le abitudini al fumo

0

Il fumo in Indonesia non è un abitudine cattiva, è proprio una epidemia. Basta passeggiare per le vie del centro o per i vicoli delle città più note dell’Indonesia (Jakarta, Ubud, Bandung e persino le note isole Gili) per capire, con evidenza, quanto il fumo incida fortemente nella vita degli indonesiani.

Bambini che fumano mentre giocano, anziani in bicicletta mentre fumano, gruppi di persone ferme ad un angolo a “gustare” sigarette. Il fumo in Indonesia non è una cattiva abitudine ma una parte delle azioni quotidiane di ogni singolo individuo, sia egli un minorenne, un anziano, un malato o un sano giovane.

Combattere il fumo in Indonesia è una missione umanitarie che tanti esperti stanno conducendo con orgoglio e determinazione. Ed è su questa linea che anche i ricercatori dell’Università di Padjadjaran, partner del progetto più innovativo di CoEHAR, “Replica 2.0”, coordinato dal direttore prof. Giovanni Li Volti, hanno promosso questa mattina un webinar internazionale con i maggiori esperti di Riduzione del Danno e più di 200 partecipanti da ogni parte del mondo.

Al centro del dibattito di oggi, le soluzioni più innovative per aiutare i fumatori indonesiani a cambiare il loro stile di vita, abbandonando per sempre le sigarette convenzionali.

A partecipare all’evento, coordinato dal prof. Ronny Lesmana (docente di Fiosiologia della Facoltà di Medicina dell’Università di Padjadjaran e membro del progetto Replica) anche l’ambasciatore italiano a Jakarta, Capo dell’Ufficio economico e commerciale, Giovanni Finarelli. Con lui il fondatore del CoEHAR, prof. Riccardo Polosa che ha portato i saluti dell’ateneo catanese alla kermesse indonesiana e la ricercatrice di Replica, dr.ssa Lia Emma dell’Università di Catania.

Abbiamo davvero bisogno di un’integrazione nelle attuali politiche di controllo del tabacco in Indonesia e nel mondo – ha detto Polosa – oggi possiamo realizzare progetti di conversione a prodotti meno dannosi che potrebbero risultare davvero rivoluzionari soprattutto in alcuni paesi in cui la prevalenza da fumo è terrificante. Sono fiero che anche il governo indonesiano ed il mondo accademico correlato abbia sposato questa linea di cambiamento. La riduzione del danno è ormai un principio riconosciuto e la sua adozione definitiva contribuirà a salvare milioni di vite in Indonesia, e nel resto del mondo“.

L’ambasciata italiana in Indonesia si è detta fiera delle nuove iniziative nate in collaborazione con i sistemi accademici italiani: “Far dialogare i membri di paesi diversi non rientra solo nell’ambito delle attività diplomatiche ma anche accademiche. Stiamo lavorando per rafforzare il dialogo e la collaborazione scientifica tra le università indonesiane e quelle italiane e la collaborazione tra Catania e Jakarta è un primo passo importante e rivoluzionario in questa direzione” – cosi ha spiegato Farinelli.


Un negozio per lo svapo, l’addio al fumo, vita nuova: Skip Murray

0
fumo skip murray

Quasi tutti nella mia famiglia fumavano. Ho iniziato a fumare nel 1969 all’età di 10 anni. Ho rubato la mia prima sigaretta a mio nonno. Lo ammiravo e volevo essere come lui. Ho fumato dal 1969 al 2015. Non sono riuscita a smettere di fumare così tante volte che ho rinunciato anche a provare a smettere. Nel 2014 ho iniziato a usare i prodotti elettronici a rilascio di nicotina  soprattutto se mi trovavo in luoghi in cui non potevo fumare. Circa quattro mesi dopo, mi sono resa conto di aver smesso di fumare senza averlo programmato”.

Per mettere a tacere la ricerca scientifica che trent’anni fa iniziava a lanciare campanelli d’allarme sugli effetti devastanti che il fumo aveva sulla salute umana, l’industria del tabacco ha sovvenzionato intere campagne di disinformazione. Il risultato? Un prezzo altissimo, che stiamo pagando ancora oggi, quando anche in presenza di prove scientifiche che dovrebbero darci ragione nel campo del consumo di nicotina siamo portati a titubare.

E, nel frattempo, i più vulnerabili rimangono in balia del gioco della dipendenza da sigaretta e i tassi sul fumo non diminuiscono. La diffusione dei prodotti elettronici rappresenterebbe, sulla carta, una possibilità per arginare il problema, ma comporta incentivare programmi di educazione e prevenzione soprattutto per le popolazioni a rischio, come adolescenti e preadolescenti.

Fumare era una cosa accettata quando ero adolescente. Nel mio liceo, l’area fumatori dedicata erano i bagno per i ragazzi e le ragazze. Ci veniva permesso di fumare lì” ci racconta Skip Murray, ricercatrice presso il Consumer Center della Taxpayers Protection Alliance, ex fumatrice ed ex proprietaria di un negozio per il vaping negli Stati Uniti. Skip è soprattutto una sostenitrice appassionata dei consumatori di prodotti a base di nicotina a rischio ridotto e volontaria di Safer Nicotine Wiki, un gruppo che lavora per fornire informazioni sui metodi per usare la nicotina più sicuri del fumo.

Skip ci racconta la situazione attuale della dipendenza da fumo e dell’abitudine al vaping tra i giovani americani da una prospettiva diversa, che raramente implica una formazione e un’educazione alla prevenzione corretta “Ad oggi, le persone raramente parlano di adolescenti che fumano. Sembra quasi che siano stati dimenticati. Allo stesso tempo, le nostre scuole sono molto preoccupate per gli adolescenti che svapano. Alcune scuole hanno addirittura rimosso le porte d’ingresso ai servizi igienici o installato monitor che rilevano fumo o vapori. Queste azioni sono sbilanciate rispetto ad altri problemi che i nostri ragazzi stanno affrontando. I tassi di depressione, ansia e suicidio tra gli adolescenti sono in aumento, così come i casi di adolescenti che muoiono per avvelenamento da fentanil. Mi rattrista il fatto che non prestiamo la stessa attenzione alla salute mentale e all’uso di droghe letali come al consumo di nicotina”.

Serve dunque avviare un dialogo costruttivo che alla base presenti le informazioni corrette sulla nicotina e sulle maniere di consumarla e i relativi rischi che ogni scelta comporta. Ma come facilitare il dialogo tra ricercatori e popolazione?

Parlare di umanizzazione della ricerca scientifica significa che dobbiamo fare un lavoro migliore per comprendere le persone che sono influenzate dalla nostra ricerca. È comune vedere scritta una raccomandazione di tipo politico o normativo nella conclusione di un documento. Vengono mai prese in considerazione le conseguenze indesiderate di tali raccomandazioni o il modo in cui influenzano le persone a cui sono dirette?

Un’altra area che necessita di umanizzazione è una valutazione ponderata del dialogo utilizzato durante la composizione di un sondaggio o la comunicazione dei risultati del lavoro di ricerca. Prima di scrivere un sondaggio, i ricercatori dovrebbero avere familiarità con le parole usate da coloro che vogliono studiare. I sondaggi dovrebbero essere chiari e comprensibili per coloro che vengono intervistati. I risultati della ricerca dovrebbero essere scritti in modo chiaro e conciso che sia facile da capire per tutti, e fare uno sforzo per evitare stigmatizzazione e linguaggio razzista.

Prima di avviare una ricerca sui prodotti a vapore, i ricercatori dovrebbero approfondire l’uso delle apparecchiature utilizzate nei test grazie al rapporto con produttori e consumatori. Senza alcuna comprensione dello strumento, quello stesso dispositivo può essere utilizzato in maniera non tollerabile. E ciò non fornirà i dati accurati necessari per educare e aiutare a elaborare politiche vantaggiose per la salute pubblica.

Voglio vedere più ricerche che includano le popolazioni vulnerabili con la più alta prevalenza di fumatori. Perché fumano? Di che tipo di aiuto hanno bisogno per smettere di fumare? Come possiamo garantirgli più accesso a opzioni per smettere di fumare? In che modo i prodotti alternativi a rilascio di nicotina potrebbero aiutarli?”

Un discorso che non tralascia una delle prime linee di contatto di chi fuma sigaretta con i dispositivi alternativi, ovvero i negozi per i prodotti del vaping, ad oggi oggetto di normative e regolamentazioni stringenti in suolo americano.

“Ho avuto un negozio fino alla fine del 2021. Mano a mano la scelta per i consumatori si è ridotta perché la Food and Drug Administration non ha concesso il permesso a molti prodotti di rimanere sul mercato. A causa delle restrizioni sulle spedizioni, è molto difficile per le aziende vendere online. Altri falliranno in futuro. I prodotti che hanno ricevuto l’autorizzazione a rimanere sul mercato dalla FDA non sono i prodotti venduti dalla maggior parte dei negozi. Anche per i liquidi utilizzati dagli svapori la situazione è cambiata: prima erano disponibili in vari dosaggi di nicotina e ciò consentiva ai consumatori che volevano smettere di svapare di ridurre l’assunzione di nicotina gradualmente fino ad arrivare al punto di smettere di svapare. Fino ad oggi, tutti i prodotti che sono stati autorizzati dalla FDA sono prodotti preriempiti con un alto contenuto di nicotina.

La chiusura di molti negozi significa che i consumatori perdono una vasta rete di supporto composta da persone che fumavano, e che a loro volta aiutavano gli altri a smettere”

Anche per gli operatori sanitari diventa difficile poter avviare un dialogo costruttivo con chi fuma: “Ci troviamo di fronte a una grande quantità di disinformazione che impedisce ai consumatori che non riescono a smettere di fumare di passare a un’alternativa più sicura. Questa disinformazione influenza i nostri operatori sanitari in merito all’uso di prodotti adel vaping per aiutare le persone a smettere di fumare.

Molti prodotti che piacevano ai fumatori sono ora vietati. Quei prodotti sono stati di aiuto all’interno dei loro percorsi di cessazione  e hanno impedito per molti una ricaduta”.

Skip, che consiglio daresti a qualcuno vicino a una persona che fuma?

Sostienili senza giudizio. Fai attenzione ai segnali che potrebbero indicare che queste persone sono pronti a smettere di fumare. Quando sono pronti, assicurati che dispongano di tutte le informazioni corrette sulle opzioni che potrebbero aiutarli a smettere. Lascia che scelgano ciò che pensano possa funzionare meglio per loro, quindi supporta quella scelta. Sii disponibile se hanno bisogno di supporto morale. Alcune persone non smettono subito. Va bene. Smettere di fumare è difficile”

E per i più giovani?

“Dobbiamo aiutare i nostri figli a imparare a fare buone scelte in modo che non inizino mai a fumare. Ciò significa che dobbiamo capire perché potrebbero fumare e agire per affrontare questi problemi. Cose come povertà, malattie mentali e altre esperienze infantili avverse. Non tutti i bambini iniziano a fumare a causa della pressione esercitata dai coetanei. Alcuni usano sostanze perché hanno bisogno di sentirsi meglio. Man mano che un minor numero di bambini inizia a fumare, conosceranno sempre meno persone che muoiono a causa del fumo quando sono adulti.

Un punto importante da ricordare è che quando i genitori fumano, i loro figli hanno maggiori probabilità di fumare. Per questo, mentre facciamo del nostro meglio per prevenire l’iniziazione tra i giovani, dobbiamo anche fare di più per aiutare le persone che già fumano. Preferibilmente prima dei 45 anni, ma smettere a qualsiasi età è vantaggioso”.

CoEHAR e LIAF nelle scuole: il fumo riduce la possibilità di diventare genitori

0

Continua il tour nelle scuole promosso dalla Lega Italiana Anti Fumo in collaborazione con il CoEHAR Centro di Ricerca per la Riduzione del danno da fumo dell’Università di Catania.

Questa mattina presso il Liceo Linguistico dell’Istituto statale “F. De Sanctis” di Paternò i ricercatori della LIAF e del CoEHAR hanno incontrato gli studenti per parlare di danni fumo correlati e di abitudini malsane.

La giornata ha avuto particolare interesse per i danni da fumo sulla fertilità, sia maschile che femminile. In Italia, infatti, i tassi di infertilità registrati dalle donne e dagli uomini fumatori sono il doppio di quelli dei non fumatori. Ad esempio, come si cita di seguito:

  • Il 71% dei fumatori accende la prima sigaretta a 16 anni
  • I fumatori sono donne nel 17% e uomini nel 27% dei casi
  • Il 13% dei disturbi di fertilità sono collegati al fumo e si registra il 15% di spermatozoi in meno nei fumatori
  • In Europa 1 maschio su 3 è a rischio di infertilità e si stima in particolare che in Italia oltre 5.000.000 di uomini non siano capaci di procreare.
  • La menopausa si verifica circa due anni prima nelle fumatrici
  • In gravidanza si riscontra un aumento del rischio di aborti spontanei
  • Per la procreazione medicalmente assistita si registra una percentuale di fallimento doppia nelle coppie fumatrici

A parlare con i ragazzi stamane erano presenti il dr. Michele Compagnone, endocrinologo del Policlinico di Catania; la dott.ssa Elisa Caruso, ginecologa ed esperta di malattie sessualmente trasmissibili; il dr. Carlo Bellanca, specializzando in Farmacologia e Tossicologia Clinica dell’Università di Catania e le dr.sse Chiara Lanzafame e Simona Prezzavento, tirocinanti del prof. Caponnetto, docente di psicologia clinica dell’Università di Catania.

Con loro, a condurre i lavori, la dr.ssa Valeria Nicolosi, giornalista e responsabile comunicazione del CoEHAR dell’Università di Catania.

Perché la Svezia è smoke free?

0

La Svezia è ormai vicina allo storico traguardo di primo paese europeo ad essere ufficialmente “Smoke Free”. Ma come ha fatto?

I numeri dimostrano che il paese è in procinto di scendere al di sotto di un tasso di prevalenza del fumo di tabacco del 5% nei prossimi mesi.

L’innovativa strategia del Paese per ridurre al minimo gli effetti nocivi del fumo di tabacco e salvare vite umane è descritta in dettaglio in un nuovo rapporto intitolato “The Swedish Experience: A roadmap for a smoke-free society,” presentato in occasione di un seminario internazionale di ricerca a Stoccolma.

Tra gli autori di questo importante documento esponenti illustri del panorama scientifico: Dr. Anders Milton, già presidente dell’Associazione medica svedese, della Croce Rossa svedese e della World Medical Association; Prof. Karl Fagerström, docente ed esperto di fama internazionale nella ricerca sulle dipendenze e nella disassuefazione dal fumo e il Dr. Delon Human, medico specializzato in questioni di salute pubblica globale, già consulente di tre direttori generali dell’OMS e del Segretario generale delle Nazioni Unite.

Leggi il rapporto completo

Secondo gli autori del rapporto, l’approccio svedese, che combina metodi di controllo del tabacco con strategie di minimizzazione del danno, potrebbe salvare 3,5 milioni di vite nel prossimo decennio se altri Paesi dell’UE adottassero misure simili.

Il modello svedese combina le raccomandazioni della Convenzione quadro dell’OMS Framework Convention for Tobacco Control (FCTC), tra cui la riduzione dell’offerta e della domanda di tabacco, il divieto di fumare in determinati luoghi, ma aggiunge un elemento importante: l’accettazione dei prodotti senza fumo come alternative meno dannose.

I benefici della strategia svedese sono enormi: il Paese ha la più bassa percentuale di malattie legate al tabacco nell’UE e un’incidenza di tumori inferiore del 41% rispetto agli altri Paesi europei. Il rapporto descrive anche come la percentuale di fumatori in Svezia sia scesa dal 15% al 5,6% della popolazione in 15 anni, ponendo il Paese sulla buona strada per raggiungere lo status di paese libero dal fumo con 17 anni di anticipo rispetto all’obiettivo fissato dall’UE per il 2040.

“La Svezia ha una strategia per il tabacco di grande successo che dovrebbe essere esportata”, afferma il professor Karl Fagerström.

“Sarebbe di enorme beneficio per il mondo se più Paesi facessero come la Svezia, con misure che riducono la domanda e l’offerta e con aliquote fiscali differenziate che incentivino finanziariamente i fumatori a passare dalle sigarette ad alternative meno dannose”, ha aggiunto Fagerström.

Il rapporto è stato commissionato da Health Diplomats, un’organizzazione internazionale che lavora per migliorare l’accesso all’assistenza sanitaria, incoraggiare l’innovazione e l’uso della riduzione del danno per minimizzare l’impatto negativo di alcol, cibo, nicotina e droghe.

Alcune conclusioni del rapporto e suggerimenti per l’attuazione in altri paesi

1. Riconoscere che i prodotti smoke-free sono meno dannosi e che comportano rischi significativamente inferiori rispetto al fumo. Incoraggiare i fumatori a passare dalle sigarette ad alternative meno dannose.

2. Fornire informazioni basate sui fatti. È chiaro che non esistono prodotti del tabacco risk-free. Ma, ad esempio, le sigarette elettroniche sono meno dannose del 95% rispetto alle sigarette. Naturalmente, per un fumatore è meglio passare dalle sigarette normali alle sigarette elettroniche, anche se non è privo di rischi.

3. Decisioni politiche che rendono le alternative smoke-free più accessibili delle sigarette. Ad esempio, tasse differenziate che incentivino finanziariamente i fumatori a passare dalle sigarette ad alternative meno dannose.

Tabagismo, in Campania e al Sud si fuma di più

0

Fumatori incalliti: si alla sigaretta elettronica per la riduzione del rischio.

I dati: con 93mila morti ogni anno, il fumo è causa nota di almeno 25 patologie tra cui BPCO e malattie cardiovascolari e causa circa l’85% dei casi di cancro del polmone

Sigaretta, difficile dirle addio: fari accesi su prevenzione e riduzione del danno alla Winter School di Motore Sanità che si è appena conclusa a Napoli. I dati del sistema di sorveglianza dell’Istituto superiore di Sanità (Passi) dicono che più di un fumatore su tre nell’ultimo anno ha provato a smettere ma in oltre il 50% dei casi il tentativo è fallito. I fumatori incalliti pur volendo smettere continuano a fumare con esiti, purtroppo negativi sulla loro salute. Più dell’80%, tra chi ha provato a smettere, ha poi ceduto alla tentazione. E al Sud si fuma di più: secondo le rilevazioni delle Asl che partecipano al Passi, i fumatori italiani sono il 29%, più uomini che donne, e consumano in media quasi un pacchetto al giorno (14 sigarette). Non ha mai fumato il 51% della popolazione, mentre il restante 20% è riuscito a smettere.
“Le modalità di assunzione di nicotina attraverso prodotti a tabacco riscaldato e sigarette elettroniche – ha detto Alessandro Vatrella, presidente campano della Società italiana di Pneumologia – possono rappresentare una delle vie di uscita per minimizzare i danni quando non si riesce a smettere ma per chi inizia possono invece rappresentare talvolta una porta di ingresso”. La dipendenza da fumo è insidiosa in quanto i danni si manifestano dopo un lungo tempo di latenza e si riverberano su tutti gli organi. “Il consiglio – ha concluso Vatrella – è evitare di iniziare a fumare e se proprio non si riesce a smettere le sigarette elettroniche riducono nettamente i danni”.  
“Da un punto di vista della prevenzione – aggiunge Francesco Fedele, direttore del Dipartimento di Cardiologia al Policlinico Umberto I de La Sapienza di Roma – ci sono due aspetti da considerare: l’iniziazione del fumo che dovremmo riuscire a combattere e quello dei pazienti che nonostante eventi gravi legati al fumo (ictus, infarto), non rinunciano alla sigaretta. In questi casi credo che sia importante trovare delle alternative. Ridurre il rischio in coloro che non vogliono smettere (il 50% dei fumatori), risparmierebbe molte vite.

I DATI EPIDEMIOLOGICI  
I dati parlano chiaro: con 93mila morti ogni anno il fumo è causa nota di almeno 25 patologie tra cui BPCO, tumori e malattie cardiovascolari. Circa l’85% dei casi di cancro del polmone è legato ad esso. Oggi nei centri antifumo accede lo 0,1% dei fumatori. I clinici: “E’ drammatico; il ruolo dei centri antifumo deve essere potenziato e promosso. Inoltre, il fenomeno del fumo deve essere affrontato con forza attraverso strategie di riduzione del rischio e una solida rete di clinici e associazioni di pazienti”.

Riccardo Polosa, Fondatore del Centro di Ricerca per la Riduzione del danno da fumo CoEHAR avverte: “Smettere di fumare e non iniziare sono la priorità ma dobbiamo anche pensare a chi non vuole e non riesce a smettere di fumare. Pertanto ritengo che quella della riduzione del rischio è una delle strade da percorrere in termini di salute individuale e pubblica. Nascondere ai cittadini le opportunità offerte dagli strumenti a potenziale rischio ridotto, o additarli come pericolosi al pari delle sigarette convenzionali è un paradosso che enfatizza i rischi senza considerarne i benefici. L’Italia deve riaccendere i riflettori sulla sensibilizzazione antifumo, integrando il principio di precauzione con quello del rischio ridotto”. 

GLI STUDI
Lo scenario scientifico relativo al fumo elettronico e alla riduzione del rischio del tabagismo si è arricchito di recente di contributi significativi. Una rigorosa selezione di 78 studi completati con 22.052 partecipanti – di cui 40 randomizzati – hanno dato prove ad alta attendibilità che le sigarette elettroniche con nicotina aumentano i tassi di cessazione rispetto alla nicotina erogata farmacologicamente.  Sigarette elettroniche prive di nicotina aumentano ancora i tassi di abbandono del fumo di tabacco e nel follow-up di due anni il consumo di sigarette elettroniche si è rivelato sostanzialmente privo di eventi avversi. La nicotina erogata dalle sigarette elettroniche è la stessa dei formati farmacologici.
“Pochi giorni fa – ha ricordato Fabio Beatrice, primario emerito di Otorinolaringoiatria a Torino, Fondatore del Centro antifumo Ospedale SG. Bosco di Torino – la prestigiosa rivista Nature Medicine pubblicava uno studio nel quale sia nel Regno Unito che negli Stati Uniti si associava un aumento della cessazione del fumo del 10-15% con l’uso di sigarette elettroniche. C’è da chiedersi di fronte a questi vantaggi a alla probabilità significativamente maggiore di smettere di fumare approvati dai centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie perché anche in Italia non si persegua questa strada. In questo articolo – ha proseguito il professor Beatrice – venivano anche contraddetti i risultati di ricerche che pure si erano guadagnate l’attenzione dei media e di talune società scientifiche che paventavano forti tossicità a carico della sigaretta elettronica. A suo tempo molti studiosi ed io stesso avevo già criticato questi ingannevoli dati di laboratorio. Sulla base di questi dati – ha concluso Beatrice – si auspica che le decisioni politiche e regolatorie traggano utili insegnamenti da queste informazioni e intervengano nelle politiche di aiuto ai fumatori incalliti con l’avvallo di strategie di riduzione del rischio. Una questione urgente visto che 93mila fumatori muoiono ogni anno in Italia secondo le indicazioni del Ministero della Salute”.

IL CONFRONTO TRA REGIONI
Il confronto tra le regioni italiane vede in Campania la prevalenza più alta di fumatori (34%), contro il 31% dell’Emilia-Romagna e il 24% del Trentino. Specularmente, in Campania c’è la prevalenza più bassa di chi è riuscito a smettere (13%), contro il 22% dell’Emilia-Romagna e il 24% del Trentino. Al Nord è anche più sentita la voglia di smettere favorita dal consiglio del medico per la concomitante presenza di malattie cardiovascolari. In queste tre Regioni, tra il 35% e il 40% dei fumatori presenta almeno un altro fattore (come diabete, pressione alta e ipercolesterolemia) che accentua il rischio cardiovascolare. Ma smettere non è facile.
Sulle conseguenze del fumo è infine intervenuta Anna Iervolino, direttore generale dell’Azienda Ospedaliera dei Colli. «Il fumo è una causa nota o probabile di almeno 25 patologie, tra cui (BPCO), malattie cardiovascolari e tumori. Circa l’85% dei casi di carcinoma del polmone è legato al fumo di sigaretta, una neoplasia tra le più letali che, tuttavia, non scoraggia il tabagismo. È una battaglia contro una delle dipendenze più subdole, per questo bisogna sensibilizzare tutto il personale sanitario a promuovere percorsi personalizzati utili a disincentivare il fumo di sigaretta, indirizzando i pazienti nelle strutture preposte. Il fondamentale ruolo svolto dai centri antifumo deve essere potenziato e promosso». 

Leggi di più anche su ANSA

La dieta mediterranea per chi vuole smettere: quali cibi scegliere?

0

Secondo la prof.ssa Agata Zappalà dell’Università di Catania, un sano regime alimentare e la predilezione di alcune macro-categorie di alimenti può aiutare i fumatori che stanno smettendo di fumare. Ma attenzione a non fidarsi del marketing alimentare che vende integratori con millantati effetti miracolosi per la salute del fumatore

È risaputo che il fumatore che decide di smettere va incontro a un percorso stressante, difficile e tortuoso. Ma se un aiuto inaspettato durante tutto il percorso arrivasse proprio da quello che mettiamo sulla nostra tavola, prediligendo un regime alimentare e una dieta che aiutino a contrastare gli effetti dannosi del fumo?

Esistono specifiche categorie di alimenti di cui il fumatore può beneficiare, introducendo piccoli accorgimenti all’interno della propria dieta. Ma attenzione alla propaganda del marketing alimentare, che cerca di vendere integratori e preparati per contrastare gli effetti dannosi del fumo: l’unica maniera per ridurre il danno in termini di salute è proprio dire definitivamente addio alla sigaretta.

D’altronde, il binomio fumo-cibo è oggetto di diversi studi internazionali: un progetto recente condotto dall’Università di Catania ha avviato la sperimentazione di un app per capire il legame tra abitudini alimentari e dipendenza tabagica e aiutare così i fumatori nel loro percorso di cessazione.

Ma quali sono gli aumenti che dobbiamo prediligere all’interno dell nostro regime alimentare quotidiano?

Con l’alimentazione possiamo aiutare il fumatore anche nella fase in cui ancora non ha deciso di smettere, posto, ovviamente, che neanche la dieta salva il fumatore: mangiando in maniera corretta non risolviamo il problema. Possiamo però usare degli alimenti che limitano i danni” spiega Agata Zappalà, Prof.ssa di Fisiologia umana e della Nutrizione presso l’Università degli studi di Catania.

Prof.ssa Agata Zappalà

La vitamina C, ad esempio, è una vitamina idrosolubile che noi non riusciamo ad accumulare e quindi la eliminiamo. Nei fumatori ce n’è in percentuali più basse perché viene consumata dal fumo. La vitamina C ha una riconosciuta azione di tipo antiossidante: la troviamo negli agrumi e in molti vegetali. Ci serve anche per assorbire correttamente il ferro e aiuta a mantenere il collagene, un elemento costitutivo della pelle che, si sa, nei fumatori tende a rovinarsi precocemente.

Anche la vitamina D è molto importante perché è una di quelle vitamine con un’azione antinfiammatoria e di protezione cardiovascolare. Si è notato che nei soggetti fumatori con carenza di vitamina D peggiorano tutti parametri della funzionalità polmonare e cardiovascolare.

Gli omega 3 sono acidi grassi essenziali che non possiamo produrre ma dobbiamo inserire con l’alimentazione. Hanno delle proprietà interessanti perché sono ipotensivi e antinfiammatori e proteggono dal danno cardiovascolare. C’è una grande differenza tra gli omega 3 animali e quelli vegetali come ad esempio quelli che provengono da noci e semi di lino: gli omega del 3 del pesce vengono assorbiti completamente, mentre gli omega 3 vegetali devono essere trasformati comportando una trasformazione di solo il 5-10%”.

Tra i suggerimenti dell’esperta su un sana dieta alimentare, sì al pesce, da preferire sicuramente alla più dannosa carne rossa. In generale, si consiglia di tornare ai dettami della dieta mediterranea, spesso confusa con il consumo di pane, pasta e pizza, mentre qui intesa come consumo di olio di oliva, cereali e pochissimi zuccheri raffinati.

Da abbinare a una dieta sana, l’attività fisica, ormai riconosciuta essere non solo un distensivo per distrarsi dagli effetti dell’astinenza, ma un vero e proprio alleato nella lotta contro il fumo.

Inoltre, è bene ricordare che questi consigli devono far parte di un percorso specializzato affiancato da consulenti esperti e che il fine ultimo deve sempre e comunque rimanere la cessazione: spesso, il soggetto fumatore si rende conto troppo tardi che il danno provocato dalla sigaretta è a lungo termine e gli effetti possono tardare a manifestarsi. Prediligere uno stile di vita sano a 360°, significa mettere nel cassetto una prospettiva di vita più duratura.