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Al Vapitaly la seconda tappa del vape shop study

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LIAF partecipa al Vapitaly, la prima fiera italiana dedicata al mondo del vaping che si terrà a Verona, sabato e domenica 21 e 22 Novembre 2015. Un appuntamento importante che riunisce per la prima volta tutti i rappresentanti del settore in una kermesse fieristica per chi desidera conoscere usi, pratiche, esperienze e contesti di consumo legati alle sigarette elettroniche.

locandina NEGOZI 1 (2)Occasione speciale alla quale la Lega Italiana Antifumo è lieta di aderire con due importanti iniziative: lo stand informativo con tutte le novità del momento nella lotta al fumo e la seconda tappa del progetto VAPE SHOP STUDY che consente ai negozianti di ricevere una formazione adeguata e professionale partecipando attivamente alla Ricerca.

Sono molteplici le questioni che animano il settore, a partire da quella legata alla salute. Parte della comunità scientifica internazionale – 50 noti scienziati, tra cui, per l’Italia, l’oncologo Umberto Veronesi e il direttore scientifico della Lega Italiana Anti Fumo Riccardo Polosa – ha firmato una lettera aperta indirizzata all’Organizzazione Mondiale della Sanità, in cui si sottolinea la scarsa tossicità delle sigarette elettroniche e la loro efficacia nel favorire la disassuefazione dal tabagismo, aiutando così la prevenzione di malattie ad esso legate.

Lo stesso prof. Polosa parteciperà al convegno dal taglio lifestyle previsto per la tarda mattinata del 21 novembre e moderato da Nicola Porro, per approfondire argomenti e interrogativi, insieme ad altri esperti che204 declineranno a 360° il tema del vaping.

“Lieto di partecipare a questa importante fiera del vaping – ha detto il prof. Riccardo Polosa – voglio augurarmi ed augurare a tutti che lo svapo possa presto cambiare definitivamente in meglio lo stile di vita dei fumatori”.

 

 

Comunicato Giovedì 12 novembre: ospiti, convegni e statistiche

Si è tenuta in mattinata la conferenza stampa di presentazione del Vapitaly, la fiera internazionale del settore fumo elettronico. Sono intervenuti Mosè Giacomello (presidente Vapitaly), Umberto Roccatti (vicepresidente Anafe) e Stefano Caliciuri (giornalista Sigmagazine).

Mosè Giacomello, presidente Vapitaly: <<Le fiere dedicate al mondo del Vaping sono nate in America e sono cresciute in Europa. L’unico Paese in cui mancavano era l’Italia e abbiamo pensato di realizzare una fiera che riunisca produttori di aromi e sapori, catene di franchising, appassionati, artigiani, vapers da tutta Italia. La fiera, però, ha un taglio internazionale: il 30% degli espositori viene dall’America e dall’Europa>>.

Umberto Roccatti, vicepresidente Anafe/Confindustria: <<Sarà l’occasione per fare il punto sulla normativa anche fiscale del settore. La nostra è l’unica nazione che ha introdotto una tassazione spropositata e penalizzante per le nostre aziende. Il Triveneto è l’area del Paese in cui si registra la più alta penetrazione dei prodotti di e-cig in Italia e il consumatore veneto si dimostra quello più innovativo e attento a questo nuovo mercato>>.

Stefano Caliciuri, giornalista ed esperto settore vaping: <<Le proiezioni vedono il settore in crescita mondiale: si stima una cifra di mercato pari a 25 miliardi di dollari per il 2025; prospettando al primo posto per giro d’affari gli Stati Uniti, seguiti dalla Cina e, al terzo posto, la nostra Italia>>.

VAPITALY 2015: il messaggio più forte – riguardando la salute – è la presenza della LIAF, a sottolineare quanto la e-cig sia da considerarsi efficace nella dissuasione dal tabagismo. Oltre che alla rappresentanza del direttore scientifico Riccardo Polosa, LIAF porterà uno stand informativo e la seconda tappa del progetto di ricerca e formazione dedicato al “Vape Shop Study”, studio promosso da esperti e ricercatori, rivolto agli operatori del settore, per formarli con nuove competenze professionali, utili ad accompagnare i fumatori di sigarette convenzionali in un percorso di assistenza e consulenza efficace per abbandonare definitivamente il fumo. www.liafmagazine.it

VAPITALY 2015: il numero degli espositori – che sfiora il centinaio, con circa un terzo proveniente dall’estero – lancia già l’edizione 2016, ancora a Verona, secondo polo fieristico italiano e collocato proprio in una delle regioni-traino del vaping, il Veneto. L’appuntamento è per il 14, 15 e 16 maggio dell’anno prossimo, ma vediamo da vicino quali saranno i momenti salienti della fiera imminente:

sabato 21 alle 11 si terrà il convegno “E-cig, le verità nascoste”, a svelare e spiegare tutte le declinazioni del mondo vap; seguiranno, tra lo stesso sabato e domenica 22, altri incontri d’attualità, per approfondire sicurezza, certificazioni, numeri del mercato e modi di comunicare.

Tra gli ospiti della manifestazione, l’attore Luca Argentero, che presenterà il libro “La compagnia del vapore”, di cui ha curato la prefazione; con lui, anche l’autore, il torinese Alessandro Sponzilli: appuntamento alle 15 allo stand Puff (B06-C05), che per i due giorni sarà animato dal dj Paolo Noise.

 

 

“Ma che sei scemo?”. “Ma scemo a chi?”. La nuova campagna del Ministero contro il fumo

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Al via la nuova campagna del Ministero della Salute, targata Beatrice Lorenzin. Il claim è ironico ma pungente, “Ma che sei scemo? Il fumo fammale”, è la frase volutamente sgrammatica che l’attore Nino Frassica – testimonial della campagna di comunicazione istituzionale – pronuncia durante lo spot per rimproverare scherzosamente un ragazzino intento ad accendere una sigaretta.

Il target di riferimento dovrebbe essere proprio quello: gli adolescenti. Ma in realtà non è scontato. Secondo le stime pubblicate dall’Istat, una percentuale altissima di fumatori varca la porta del tabagismo proprio nell’età adolescenziale. Ed è proprio lì che il Governo dovrebbe arrivare con questa nuova campagna che – come si legge sul sito del Ministero: “Ha come obiettivo quello di responsabilizzare direttamente i fumatori alla cura della propria salute e di quella di chi gli sta vicino (in particolare a tutela dei bambini contro il fumo passivo). Ma con un approccio nuovo”. E ancora, lo spot ha come pubblico di riferimento, ovvero come target primario, la popolazione generale e come target secondario: le donne, le donne in gravidanza, i genitori di minori ed infine, in ultimo, i giovani.

Siamo certamente ben lontani dallo stile americano, e ormai anche europeo, che vuole ed usa campagne pubblicitarie contro il fumo realistiche e per questo molto aggressive. La romantica Italia è ancora distante dal mostrare ai fumatori quali siano le reali conseguenze del fumo per la salute dell’individuo. Conseguenze che causano la morte a 70 mila persone ogni anno, solo in Italia. E anche se il Ministro Lorenzin ci ha tenuto a spiegare così lo stile dello spot: “Noi abbiamo voluto usare un metodo più ironico e delicato, ma non per questo meno efficace“, per la prof.ssa Lidia Proietti, presidente LIAF: “Il fumo provoca conseguenze che non possono essere spiegate con graffiante ironia ma in maniera seria, diretta e realistica”.

Ciò nonostante – ha aggiunto il presidente: “Siamo contenti che un segnale importante sia arrivato da parte delle istituzioni e di certo apprezziamo l’intervento del Ministro Lorenzin che già più volte ha dimostrato di voler combattere il fumo a pugni stretti. E proprio per questo – ha continuato – che ci auguriamo che passi ancor più importanti vengano presto compiuti. I divieti servono ma sarà l’informazione vera e basata su evidenze scientifiche a convincere davvero i fumatori a non aprire quella porta nera del fumo”.

“Le legge Sirchia ha dato i suoi frutti – ha aggiunto il prof. Riccardo Polosa – è stata importante e rivoluzionaria ma adesso è il momento di implementarla. Introdurre nuovi divieti può servire ma può anche essere inutile se non si prevedono le misure corrette di controllo e verifica dell’applicabilità delle norme”.

imagesPer commentare il nuovo spot del Ministero della Salute, abbiamo invitato ai nostri microfoni un esperto di comunicazione pubblica, Alessandro Papini, autore di numerosi testi sull’argomento e docente di Comunicazione pubblica presso l’Università IULM di Milano: “Tendenzialmente io non sono un grande sostenitore delle campagne governative di sensibilizzazione o di educazione dei cittadini. Credo che debbano essere altri i soggetti atti a dare educazione in un Paese – ci ha spiegato il professore milanese – come la scuola, la famiglia, il sistema dell’associazionismo e in misura molto minore lo Stato. La mia impressione è che con i nuovi media la capacità pervasiva della società civile sia molto più ampia rispetto anche solo un decennio fa. In questo senso, forse si sarebbero potuti affiancare ad un media tradizionale come la pubblicità – ha aggiunto – ambiti di comunicazione social e digital probabilmente più vicini al target di riferimento“.  
AnhnzI31Per la responsabile comunicazione di LIAF, la dott.ssa Valeria Nicolosi: “L’obiettivo dei comunicatori sembrerebbe non essere abbastanza chiaro. Ci si rivolge alle donne in gravidanza parlando ai giovani adolescenti. E anche se possiamo essere pronti ad accettare lo stile graffiante, quello ironico ci spaventa un po’ di più. Stiamo lavorando alla formazione di una nuova consapevolezza riguardo alle conseguenze alle quali il fumo può portare. Una nuova opinione pubblica che probabilmente non sarà così consapevole, per come invece dovrebbe essere, soprattutto se si fa ironia per spiegare loro che il fumo può portare alla morte”.

Meno rischi anche nei “dual user”. R. Polosa intervistato dalla Reuters sul recente studio londinese

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A man smokes an electronic cigarette vaporizer, also known as an e-cigarette, in Toronto, August 7, 2015. REUTERS/Mark Blinch

Lo sapevamo già: i fumatori che passano definitivamente alla sigaretta elettronica riducono drasticamente la loro esposizione a sostanze nocive come il monossido di carbonio e l’acroleina. Ma quello che sospettavamo e adesso sappiamo con certezza è che questo si verifica anche se, passando alla sigaretta elettronica, si continua a fumare un numero ridotto di sigarette convenzionali.

E’ questo quanto emerso da uno studio condotto da un gruppo di ricercatori guidati da Hayden McRobbie del Wolfson Institute of Preventive Medicine della Queen Mary University di Londra  che ha analizzato il comportamento di un gruppo di fumatori che si dichiaravano intenzionati a voler smettere di fumare, di cui sedici sono passati definitivamente allo svapo e diciassette sono diventati dual user, hanno cioè ridotto il numero di sigarette fumate al giorno in favore dello svapo di sigaretta elettroniche.

Questo studio è l’ennesima prova che le sigarette elettroniche sono molto meno dannose delle bionde” – ha commentato il prof. Riccardo Polosa, direttore scientifico di LIAF ed esperto più autorevole al mondo nel campo della ricerca applicata alla sigaretta elettronica.

Di seguito, però, vi proponiamo l’intervista integrale rilasciata alla nota giornalista Lisa Rapaport per il commento ufficiale nella Reuters Salute.


 

L’INTERVISTA a Riccardo Polosa di Lisa Rapaport 

 

Lisa Rapaport – Reuters Salute
  • C’è stato un grande dibattito nella comunità scientifica internazionale circa i potenziali rischi e benefici delle sigarette elettroniche. Cosa aggiunge questo studio alla discussione e come commenterebbe i risultati ottenuti?  

I più recenti studi di laboratorio hanno generato dati molto controversi perché i protocolli sperimentali sono profondamente diversi e non riproducono le reali condizioni di utilizzo del prodotto e-cig. Oggi è assolutamente necessario spostare la valutazione tossicologica direttamente nel corpo umano e, a mia conoscenza, questo risulta essere il primo studio prospettico ad andare nella giusta direzione.

Lo studio, infatti, non solo dimostra che la concentrazione di sostanze tossiche derivanti dalla combustione (come l’acroleina e il monossido di carbonio) è di gran lunga più bassa dopo il passaggio ad un uso regolare dell’elettronica ma accerta che queste hanno addirittura un effetto benefico sui pazienti che hanno ridotto il fumo di sigarette convenzionali e sono diventati dual user, (i.e., utilizzatori sia di e-cig che di sigarette di tabacco).

I fumatori dovrebbero essere informati che il passaggio alle elettroniche li espone ad una frazione minima di sostanze tossiche rispetto all’esposizione causata dal fumo di sigarette convenzionali. E inoltre, dovrebbero sapere che il passaggio allo svapo rappresenta una forma meno dannosa che può produrre anche effetti benefici a lungo termine sulla salute”.

 

  • Questo studio rivela che l’esposizione alle tossine si riduce totalmente sostituendo del tutto il fumo con lo svapo. E la stessa riduzione, anche se meno pronunciata ma pur sempre significativa, si rivela nei fumatori che riducono il fumo di sigarette convenzionali e iniziano a svapare le sigarette elettroniche. Questo La sorprende? Perché si o perché no? Lei suggerisce che tutti i fumatori dovrebbero smettere di fumare, sostituendo le bionde con le elettroniche?
Riccardo Polosa – Università degli Studi di Catania

Lo studio mostra riduzioni analoghe nell’esposizione alle tossine sia nei dual user che nei neo svapatori. Questo è quello che davvero risulta sorprendente e la spiegazione può essere data dal fatto che i dual user riducevano così tanto il consumo di sigarette convenzionali da avere risultati simili a coloro che avevano smesso definitivamente di fumare.

I fumatori dovrebbero provare a passare a forme meno dannose di assunzione di nicotina. Se smettere definitivamente di fumare è una meta difficile da raggiungere, io suggerisco di continuare a cercare nelle elettroniche un modo alternativo di trovare appagamento al bisogno di fumare, che sia sicuramente ed enormemente meno dannoso delle tradizionali bionde”.

 

  • Fino a che punto questo studio aiuta a chiarire i potenziali rischi e i benefici delle elettroniche, o meglio, i risultati potrebbero essere rilevanti per persone che non hanno mai fumato e potrebbero essere tentati dallo svapo? Esiste il rischio di suggerire a un’ampia fetta di popolazione che le e-cig sono molto più sicure delle sigarette convenzionali anche per coloro non hanno mai fumato?

Questo studio è l’ennesima prova che le sigarette elettroniche sono molto meno dannose delle bionde. Tali informazioni hanno rilevanza solo per i fumatori che vogliono effettuare il passaggio dal fumo allo svapo. Io non consiglio assolutamente a un non fumatore di provare a svapare”.

 

Metodolo “Smetti&Vinci”? Per Riccardo Polosa sarebbe un: “Vinci&Perdi”

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La questione dell’ incentivo economico quale motore motivazionale è stata rilanciata proprio in questi giorni a seguito della pubblicazione di uno studio americano secondo il quale le sperimentazioni con il metodo «Quit&Win», ovvero “Smetti&Vinci”, porterebbero a risultati positivi per smettere di fumare.

La notizia si riferisce ai risultati di una recente sperimentazione – pubblicata sul New England Journal of Medicine – che ha coinvolto oltre 2.500 persone seguite per sei mesi e divise in cinque gruppi di studio, quattro con tipologie diversificate di incentivazione (con premialità in denaro fino a 800 dollari in caso di astinenza completa dal vizio) più un gruppo di controllo senza incentivazione.

Nonostante i pareri positivi delle autorità di sanità pubblica, secondo il prof. Riccardo Polosa, responsabile scientifico della Lega Italiana Antifumo: “Per quanto il progetto sia simpatico e accattivante, non c’è nulla di innovativo nel provare a dare del denaro per convincere i fumatori a smettere di fumare – lo “Smetti&Vinci” è un modello che è stato ampiamente utilizzato già a partire dagli anni 80, ma con risultati eterogenei”.

“La difformità dei risultati dipende molto – precisa Polosa – dal tipo di incentivazione e dalla condizione socio-economica dei fumatori sottoposti a questo tipo di intervento. Inoltre, gli effetti positivi non sono duraturi e con l’interruzione dell’incentivazione si registrano spesso ricadute nel vizio. Insomma, si tratta di un metodo: Vinci&Perdi“.

“E questo – ha aggiunto il dott. Caponnetto, responsabile del Centro Antifumo dell’Università di Catania – è anche il motivo per cui molti studi con farmaci antifumo producono successi strabilianti: i farmaci sono forniti gratuitamente ai partecipanti dei trial clinici e la partecipazione alle visite di follow-up viene incentivata con rimborsi spese”.

 

Ufficio Stampa e Comunicazione

Dott.ssa Valeria Nicolosi

email: [email protected]

oppure [email protected]

 

 

Polosa difende il rapporto inglese sulle e-cig dall’attacco di Lancet

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“Il Public Health of England si basa su evidenze scientifiche confuse” – è questo il titolone di un’editoriale del Lancet, blasonata rivista scientifica internazionale, che la scorsa settimana ha generato non poche polemiche e scompiglio tra gli scienziati pro sigaretta elettronica.

Gli esperti del Lancet, il 29 agosto, hanno infatti tentato di minare le basi dell’ultimo rapporto condotto nel Regno Unito per conto di Public Health England (PHE), secondo il quale le sigarette elettroniche sono per il 95% più sicure rispetto alle sigarette convenzionali. In particolare, hanno criticato aspramente il razionale di uno degli studi su cui si basa il rapporto, tentando di paragonarlo a un mero esercizio di riflessione svolto da esperti reclutati sulla base di interessi, attaccando personalmente anche alcuni degli autori, tra cui il prof. Riccardo Polosa.

Ovviamente, le risposte a questo provocatorio editoriale non hanno tardato ad arrivare.  E anche il prof. Polosa, in una breve ma intensa lettera all’editore, difende lo studio che ha permesso di stilare una scala del rischio dei prodotti contenenti nicotina, la sua metodologia e il criterio di reclutamento degli esperti nonché la propria reputazione di scienziato indipendente.

L’approccio utilizzato per l’elaborazione della scala del rischio ( i.e. MCDA  – Analisi di Decisione Multi-Criteriale -) è infatti una metodologia approvata per i contesti decisionali, che consente a un gruppo di esperti di varie discipline di decidere la migliore soluzione o perlomeno quella ottimale nei casi per cui dati definitivi non esistono ancora.  “Tale forma di conferenza decisionale è stata applicata in migliaia di progetti” – si legge nella risposta di Polosa, e nello specifico –  “Il giudizio del gruppo è importante per stilare un punteggio iterativo che porta a un livello concordato di danni per i prodotti contenenti nicotina in esame”.

“Mettendo in dubbio le competenze degli esperti reclutati, Il Lancet  cerca di minare il valore scientifico delle analisi multi-criteriali” – continua il prof. Polosa nel commento. “La realtà è che si attacca inutilmente il metodo senza comprendere che i partecipanti formavano invece un gruppo multidisciplinare con competenze specifiche e complementari. Tra questi, un farmacologo comportamentale (che era l’ex presidente della Società per la Ricerca sulla Nicotina e sul Tabacco), medici (tra cui il presidente dell’Associazione Medici del Sud Africa e l’ex presidente dell’Associazione Mondiale Medici), un avvocato con esperienza in politiche di controllo del tabacco, un eminente tossicologo, più altri soggetti con prestigiose pubblicazioni su nicotina e tabacco”.

“Il risultato per cui le e-cig sono il 95% meno dannose di tabacco combustibile potrebbe cambiare con l’evolversi del prodotto” – si legge ancora. “L’innovazione infatti probabilmente ridurrà ancora di più questi rischi residui al minimo possibile, adottando nuove tecnologie e applicando standard di sicurezza e di qualità ad hoc”.

E all’attacco personale nei suoi confronti per dei potenziali conflitti di interesse da Polosa peraltro sempre dichiarati in qualunque studio, egli così replica: “E’ ironico che il Lancet sia più preoccupato per il mio coinvolgimento temporaneo con una piccola società di e-cig, che ha cessato l’attività anni prima che lo studio fosse effettuato, che con i finanziamenti alla ricerca ricevuti da società farmaceutiche.”

“Inoltre – ha aggiunto lo scienziato catanese – da quando l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha esteso la regolamentazione per la ricerca sui prodotti da tabacco anche a quella sulle sigarette elettroniche, i ricercatori si sono trovati da un giorno all’altro a dover rispondere di responsabilità e limiti che, un anno prima, non credevano nemmeno fossero possibili. La natura di questi problemi è semplicemente ideologica, è una disputa tra i sostenitori della teoria della riduzione del danno e i sostenitori del principio di precauzione.”

Punti di vista opposti che danno adito a polemiche sterili e poco produttive, aggiungiamo noi della LIAF, e che allontanano dal vero obiettivo della scienza: salvare vite umane.

 

 

Pubblicato l’elenco dei Centri Antifumo 2015. A Catania, un polo dedicato alla Ricerca

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Pubblicato sul sito del Ministero della Salute, ISS – Osservatorio Fumo, Alcol e Droga, il nuovo elenco dei Centri Antifumo italiani, aggiornato al 2015.

Come ogni anno, l’Osservatorio Fumo, Alcol e Droga dell’Istituto Superiore di Sanità ha effettuato un lavoro di aggiornamento telefonico dei Centri Antifumo e verificato le informazioni su di essi contattando direttamente i Referenti di ogni singolo Centro per riuscire ad offrire un servizio efficiente e un supporto concreto nella lotta al fumo.

Per la Sicilia, quello guidato dal prof. Riccardo Polosa e coordinato dal prof. Pasquale Caponnetto, in collaborazione con la dott.ssa Marilena Maglia, è l’unico Centro Antifumo universitario autorizzato come Centro per la Prevenzione e Cura del Tabagismo (CPCT). Il più importante Polo universitario dedicato alla Ricerca di strumenti alternativi per smettere di fumare e di cure per le malattie fumo-correlate.

Per consultare l’elenco dei Centri Antifumo presenti in Sicilia ed in Italia, anche LIAF mette a vostra disposizione gli Elenchi aggiornati al 2015:

 

 

Il commento del Prof. Polosa già agli atti del Parlamento australiano

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Il commento ufficiale, inviato al Senato australiano dal prof. Riccardo Polosa e volto a guidare il Governo nell’adozione di misure razionali ed equilibrate per favorire la diffusione della sigaretta elettronica come un prodotto dal grande potenziale per il miglioramento della salute pubblica, è stato oggi pubblicato sul sito istituzionale del Parlamento come atto ufficiale consultabile anche dai cittadini, dalle organizzazioni di settore e dai soggetti politici coinvolti.

“Un atto importante – per Riccardo Polosa –  che anche in Australia testimonia un cambio di rotta, sulla scia positiva avviata dopo la pubblicazione e diffusione del documento di Public Health England (PHE) che ha consentito di depositare una pietra miliare per il futuro dello svapo. Continuando cosi entro pochi mesi si inizieranno già a salvare migliaia di vite umane”.

Il documento ufficiale, ricevuto dal Parlamento australiano, è consultabile sul sito istituzionale del Parlamento d’Australia www.aph.gov.au nella sezione dei lavori delle Commissioni in Senato, documento n. 92.

polosa australia

CLICCA QUI PER LEGGERE IL DOCUMENTO n. 92 FIRMATO DAL PROF. RICCARDO POLOSA

http://www.aph.gov.au/Parliamentary_Business/Committees/Senate/Economics/Personal_choice/Submissions   

 

 

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Lotta al fumo: in Inghilterra depositata una pietra miliare per il futuro dello svapo

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Choice between cigarette and e-cigarette

“Una pietra miliare nella lotta al fumo internazionale” – è così che gli esperti di salute pubblica e di politiche antifumo hanno commentato la notizia apparsa due giorni fa su tutti i giornali del mondo e riguardante l’ampio rapporto condotto nel Regno Unito per conto di Public Health England (PHE), l’autorità sanitaria inglese, secondo cui le sigarette elettroniche sono per il 95% più sicure rispetto alle sigarette convenzionali e possono contribuire a salvare migliaia di vite umane.

Un documento importante che segna una svolta epocale nella lotta al fumo perché presto le e-cig potrebbero essere prescritte direttamente dai medici britannici e acquistati regolarmente e tranquillamente in farmacia, come altri prodotti già prescritti dal sistema sanitario nazionale, per contrastare un problema che riguarda otto milioni di inglesi.

Si tratterebbe di un salto in avanti verso il passo decisivo: “Liberarsi dal fumo grazie ad uno strumento valido per smettere definitivamente con le bionde e distruggere le malattie fumo correlate” – ha annunciato entusiasta la prof.ssa Lidia Proietti, presidente LIAF.

Una strada sensata e lungimirante quella percorsa dal Governo britannico che auspichiamo possa essere seguita anche da quello italiano, meno attento alle evidenze scientifiche e apparentemente distratto dal potere economico delle lobby del tabacco” – ha continuato la presidentessa, ricordando il ruolo decisivo che la Lega Italiana Anti Fumo ha sempre avuto in questo percorso nel quale il prof. Riccardo Polosa, responsabile scientifico LIAF, si è guadagnato il primato mondiale come autore più autorevole e produttivo nel campo della ricerca contro il fumo applicata alle sigarette elettroniche.

Non a caso, infatti, lui stesso pochi mesi fa è stato relatore in un decisivo incontro tenutosi al Parlamento inglese per discutere dei vantaggi dei dispositivi elettronici nella lotta al fumo: “Le e-cig non solo hanno un indice di rischio minore del 96% rispetto alle sigarette convenzionali, ma hanno pure il grande potenziale di riuscire a ridurre il danno fumo correlato e persino di ripristinare alcune condizioni di salute a livelli normali” – aveva già affermato Polosa davanti a decine di deputati inglesi.

“Sono consapevole che il percorso della Tobacco Harm Reduction (riduzione del danno fumo correlato) è disseminato di ostacoli assurdi e molte battaglie dovranno ancora essere fatte. E penso anche che il silenzio su questo non sia l’arma migliore. – commenta Polosa – Già da anni la LIAF aveva prospettato un ruolo di efficacia e di sicurezza per le sigarette elettroniche. E gli studi, le lettere alle istituzioni, gli incontri in Parlamento, i report, sono tutti elementi di questa lotta. Il documento di PHE suggella un lungo lavoro scientifico svolto da esperti di tabagismo di tutto il mondo che finalmente hanno toccato con mano la bontà di questo prodotto. Sono sicuro che questo documento farà crollare definitivamente le idee sbagliate sorte negli ultimi anni attorno al tema e-cig, permettendo finalmente ai fumatori di fare scelte informate”.

 

Riccardo Polosa al Senato Australiano: non limitate la scelta del singolo, è per il suo bene

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Come già fatto in passato con l’FDA statunitense, la LIAF, tramite il suo responsabile scientifico prof. Riccardo Polosa, ha inviato un commento ufficiale al Senato Australiano per guidarlo nell’adozione di misure razionali ed equilibrate che possano favorire, e non ostacolare, la diffusione della sigaretta elettronica come un prodotto dal grande potenziale per il miglioramento della salute pubblica.

Il Senato Australiano ha infatti avviato un’inchiesta pubblica sulle misure introdotte per limitare la scelta personale ‘per il bene del singolo’, volta a valutare l’impatto economico e socio-sanitario della legislazione, delle politiche o linee guida del Commonwealth, con particolare riferimento, tra le altre cose, alla vendita e l’uso di tabacco, prodotti del tabacco, prodotti alla nicotina, e e-cig.

In qualità di uno tra i ricercatori più esperti in tema di nuovi prodotti nicotinici, posso affermare che importanti evidenze scientifiche dimostrano che alternative potenzialmente più sicure delle sigarette convenzionali possono portare un grande beneficio in termini di salute pubblica” – si legge nella lettera inviata stamattina sia alla Commissione sull’Economia a Canberra, che alla Commissione sulle Sigarette Elettroniche ad Adelaide.

Come con qualsiasi nuovo comportamento associato all’esposizione di agenti inalatori, le preoccupazioni sono legittime e studi sul danno potenziale sono necessari – leggiamo ancora nel documento – Tuttavia, tale rischio potenziale deve essere comparato ai danni certi causati dal fumo di sigaretta in soggetti che già fumano.”

Sono anni che LIAF sostiene che la strategia della Tobacco Harm Reduction, ossia della riduzione del danno fumo-correlato, deve essere affiancata alle politiche di controllo del tabacco, soprattutto tenendo conto che la maggior parte dei fumatori non vuole smettere di fumare o non ci riesce, nonostante tutti i divieti. Limitare la scelta del singolo, vietando le sigarette elettroniche o riducendone la disponibilità, va nel senso contrario di quanto il Senato Australiano si propone, ossia di agire “per il bene del singolo”.

A differenza di altri governi, il Senato Australiano ha però il merito di aver avviato una consultazione pubblica per valutare “l’impatto delle sigarette elettroniche sulla salute, sulla soddisfazione e le finanze degli utenti e dei non utenti”. Dunque chiunque, entro il 24 agosto, può scrivere alle Commissioni preposte per esprimere opinioni e proposte in merito. Un commento ricco di informazioni costruttive che comunica in modo chiaro e supporta le proprie affermazioni ha ovviamente molte probabilità di avere un impatto sul processo decisionale.

 

AGGIORNAMENTI: “Il commento del Prof. Polosa già agli atti del Parlamento australiano

 

Polmonite lipoidea per chi svapa? Risponde il prof. Polosa

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This illustration shows fine art printer Simone de la Espriella posing for a picture as she smokes an e-cigarette during a break outside Perfect Exposure Studio on March 5, 2014 in Los Angeles, California. The Los Angeles City Council on March 4, 2014 to ban e-cigarette use in public places where tobacco smoking is prohibited, including work places, restaurants and bars. The LA City Council agreed by 14-0 to outlaw their use in indoor workplaces, outdoor dining areas, parks, recreational areas, beaches, bars and nightclubs where lighting up is banned. AFP PHOTO / Joe KLAMAR
  • Da dove nasce l’idea che svapare possa causare polmonite lipoidea?

“La polmonite lipoidea è una rara malattia respiratoria che può verificarsi dopo l’aspirazione o l’inalazione di materiale oleoso nel polmone. Questo è stato documentato in alcuni casi di persone anziane a cui era stata diagnosticata la malattia in seguito all’ingestione accidentale di lassativi a base di sostanze oleose, come l’olio di vaselina. Non c’è alcun rischio di poter contrarre la polmonite lipoidea tramite lo svapo, semplicemente perché i liquidi disponibili in commercio non contengono materiale oleoso.

Tuttavia, sono venuto a conoscenza di due casi di polmonite lipoidea che alcuni specialisti di malattie respiratorie, prima negli Stati Uniti e poi in Spagna, hanno indicato come diretta conseguenza dello svapo ma, dopo un’attenta revisione di questi casi clinici, ho potuto identificare altre cause più plausibili per la polmonite lipoidea di questi pazienti. Molto probabilmente, infatti, i colleghi specialisti hanno (erroneamente) pensato che l’inalazione di glicerina vegetale, contenuta nel liquido di sigarette elettroniche, poteva essere la causa principale della polmonite, senza però considerare che la glicerina non è una sostanza oleosa bensì un alcool. E l’alcool, per definizione, non può causare polmonite lipoidea”.

 

  • Gli svapatori di tutto il mondo dovrebbero preoccuparsi per la presenza di oli nelle sigarette elettroniche che possono causare polmonite lipoidea?

“La presenza di oli essenziali non è rara in alcuni aromi di liquidi, soprattutto in quelli al gusto di agrumi o mentolo. Tuttavia, bisogna considerare che gli oli essenziali non sono oli in senso stretto; il termine “olio” è improprio in questo caso, poiché gli oli essenziali sono in realtà essenze aromatiche che solo nel caso di specifiche applicazioni (es. prodotti per massaggi) vengono disciolti in un solvente oleoso. Pertanto, nel caso di cocktail casalinghi, va evitato l’uso di oli essenziali per altre applicazioni. Chiaramente, la presenza di oli essenziali può potenzialmente causare irritazioni e ipersensibilità, soprattutto in soggetti particolarmente sensibili. Ma questa è un’altra storia”.

 

  • Gli svapatori devono fare attenzione nel miscelare i liquidi?

“In linea di principio, non consiglio cocktail ‘casalinghi’ di diversi liquidi perché la probabilità di errori e contaminazione aumenta sensibilmente.

In ogni caso, esorto gli utilizzatori di e-cig a fare attenzione che le soluzioni aromatizzate siano prive di materiale oleoso, come ad esempio l’olio vegetale. Ho sentito dire che nelle farmacie vendono oli essenziali per massaggi terapeutici che di per sé non contengono materiale oleoso, ma sono dissolti in solventi oleosi. Questo potrebbe essere un problema perché l’inalazione continua di queste miscele fai da te potrebbe teoricamente portare alla polmonite lipoidea.

 

  • A quali conseguenze può portare la diffusione di una notizia distorta come questa?

“In Spagna, il caso polmonite lipoidea ha ricevuto una tale copertura mediatica che tra gli svapatori di quel Paese si è diffuso il panico da malattie svapo-correlate. Sono stati proprio gli pneumologi spagnoli a condurre una campagna aggressiva contro le sigarette elettroniche e questi due fattori, combinati insieme, hanno contribuito a distruggere l’immagine positiva della e-cig, modificando la percezione dei consumatori da prodotto benefico a prodotto dannoso e determinando di conseguenza anche il collasso del mercato spagnolo di tutto il settore dello svapo”.