domenica, Gennaio 12, 2025
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Global Forum on Nicotine 2015

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Vista la grande partecipazione alla prima edizione dell’anno scorso, si rinnova l’appuntamento con il Forum Mondiale sulla Nicotina (Global Forum on Nicotine – GFN), previsto per il 5 e 6 giugno 2015 a Varsavia al Warsaw Hotel Marriott.
La ricerca sulla nicotina è in rapido sviluppo, la regolamentazione dei prodotti contenenti nicotina è in cima all’agenda politica di mezzo mondo e i consumatori sono preoccupati sulla disponibilità nel lungo termine di tali prodotti. C’è un consenso nascente tra molti nel campo della scienza e della salute pubblica sulla relativa sicurezza dei nuovi dispositivi nicotinici e di altri prodotti non combustibili, anche se lo scetticismo continua a mantenere il dibattito acceso.
Supportato ufficialmente anche da LIAF, il GFN si inserisce in questo panorama come unico forum aperto a tutti in cui scienza e politica sulla nicotina si incontrano, ovvero in cui le più recenti evidenze scientifiche sulla riduzione del danno provocato dal fumo di tabacco vengono discusse per fornire opzioni di politiche di prevenzione e controllo del tabagismo efficaci.
Il tema principale del 2015 è “un finale diverso” – quello che potrebbero prospettare i prodotti nicotinici a basso rischio espositivo in termini di riduzione del tasso di tabagismo nel mondo. Le sessioni affronteranno inoltre le ultime scoperte scientifiche, gli sviluppi normativi e le politiche, e il mutevole paesaggio delle parti interessate.
Molto atteso l’intervento del Dr. Hon Lik, il farmacista cinese che, dopo anni di ricerche, brevettò nel 2003 la prima sigaretta elettronica a Beijing, e la premiazione del miglior Giovane Ricercatore 2015 (Young Research Award), che sarà consegnato al Dr. Chris Russell, del Centre for Drug Misuse Research di Glasgow, nochè orgogliosamente ricercatore LIAF, che in quella occasione presenterà al mondo il sondaggio su percezioni ed esperienze legate all’uso delle sigarette elettroniche di cui vi abbiamo già parlato.
Attesissimo anche l’intervento del prof. Riccardo Polosa, che illustrerà le prove scientifiche a sostegno di unainversione del danno fumo correlato favorito dal passaggio alle sigarette elettroniche.
Punti salienti del programma includono le seguenti tematiche:
Cina: uso delle e-cig, politiche di controllo del tabacco, produttori e standard
L’esperienza scandinava dello snus
Standard per i prodotti contenenti nicotina
Consumatori – aggiornamenti sulle politiche e campagne
Smettere con l’e-cig e lo snus
Nuovi prodotti a basso rischio
I giovani e la riduzione del rischio
Per informazioni, iscrizioni e aggiornamenti, consulta il sito ufficiale del Global Forum on Nicotine:

Sondaggio sulle sigarette elettroniche: collabora anche tu alla Ricerca

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Il dott. Christopher Russell, ricercatore del Centre for DrugMisuse Research di Glasgow (UK), da oggi a pieno titolo anche ricercatore volontario della LIAF, invita tutti coloro che hanno utilizzato almeno una volta nella vita la sigaretta elettronica a spendere 15 minuti del proprio tempo per compilare un breve questionario sulle percezioni ed esperienze di utilizzo. 
La compilazione di questo sondaggio, giá disponibile in 8 lingue, rientra in una più ampia ricerca globale condotta dal Dr. Russell per acquisire informazioni sul comportamento degli utilizzatori di sigarette elettroniche, inclusi dettagli sulla soddisfazione relativa al prodotto, eventuale cessazione o riduzione nel consumo di sigarette convenzionali, episodi di ricadute nel tabagismo, nonché sulla percezione di un cambiamento nel proprio stato di salute e di rischi e/o benefici connessi all’utilizzo.
“I dati, che saranno trattati in maniera anonima, serviranno a fornire informazioni utili agli esperti di salute pubblica e agli enti regolatori circa l’efficacia e la sicurezza delle e-cig direttamente dall’esperienza individuale di migliaia di utilizzatori di tutto il mondo” – afferma il Dr. Russell in visita a Catania per conoscere da vicino le attività della LIAF e del Centro di Prevenzione e Cura del Tabagismo dell’Universitá di Catania, dove è stato accolto dal prof. Riccardo Polosa e dal dott. Pasquale Caponnetto, esperti riconosciuti a livello internazionale per la ricerca su tabagismo e vapagismo.
“Riusciremo a includere nel campione del dr. Russell almeno 1.000 utilizzatori ed ex-utilizzatori italiani – afferma fiducioso il prof. Polosa, che ha sposato questo progetto con LIAF – Chi ci segue sa quanto sia importante che ognuno dia il proprio contributo alla ricerca. Solo le evidenze scientifiche possono dare una guida concreta a una equilibrata regolamentazione di questi prodotti.”
Il dott. Caponnetto, ricercatore dell’Ateneo catanese, ha curato la versione italiana del questionario e ha già cominciato a coinvolgere i primi svapatori perché “questo è il modo migliore di far sentire la propria voce” – commenta lo psicologo. “I dati preziosissimi sul comportamento, uniti ai numerosi studi clinici, forniranno un quadro completo sul potenziale delle sigarette elettroniche come strumento per smettere di fumare.”

E-cig e formaldeide: lettera di denuncia contro la famosa rivista New England Journal of Medicine

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Il 22 Gennaio 2015, la famosa rivista medico-scientifica New England Journal of Medicine (NEJM) pubblicava una lettera di alcuni studiosi della Portland State University (USA) in cui si dichiarava di aver riscontrato nel vapore delle e-cig livelli di formaldeide così elevati da risultare molto più tossici rispetto a quelli normalmente riscontrabili nelle sigarette convenzionali.
Questa notizia, che è stata diffusa dai media di mezzo mondo, ha alimentato l’imponente campagna anti-ecig sostenuta da certe frange della salute pubblica statunitense. Nonostante le immediate repliche di molti scienziati, il NEJM a tutt’oggi non ha ritrattato la pubblicazione né tantomeno gestito in maniera corretta le proteste pervenute, come avrebbe invece dovuto fare in accordo al Codice di Condotta del Comitato per l’Etica delle Pubblicazioni (COPE), a cui aderisce il NEJM.
Tale codice di condotta, che ha il fine di garantire la rispettabilità delle riviste medico-scientifiche, prevede infatti che dichiarazioni sbagliate, imprecise o fuorvianti vadano corrette prontamente se non addirittura cancellate dalla rivista tout court.
Nel caso in questione, spiegano i 40 esperti che hanno denunciato la rivista – tra cui anche il Responsabile Scientifico LIAF, prof. Riccardo Polosa – l’interpretazione dei dati presentati dagli studiosi americani è gravata da un approccio metodologico errato oltre a essere chiaramente fuorviante.
Appare infatti evidente che la misurazione della formaldeide – una nota sostanza cancerogena – è stata effettuata in condizioni di laboratorio non realistiche se confrontate con le normali condizioni d’uso delle e-cig. Pertanto, la conclusione degli autori che le e-cig siano molto più cancerogene rispetto alle sigarette convenzionali è assolutamente sbagliata.
E’ noto che i fumatori corrono seri rischi di salute per via delle malattie fumo correlate. È essenziale dunque che essi ricevano informazioni valide sui danni da fumo e sulle diverse opzioni a loro disposizione per smettere di fumare, incluso l’uso delle sigarette elettroniche.
“La negligenza di una rivista così blasonata sta gettando al vento anni di studi che hanno dimostrato l’efficacia e la sicurezza di questi prodotti – commenta il prof. Riccardo Polosa – Ma, ancor più grave, fa un danno enorme alla salute di milioni di fumatori che hanno deciso di passare alla sigaretta elettronica (o stavano per farlo) sapendo di avere una possibilità in più per ridurre i rischi legati al fumo”.
“Informazioni fuorvianti sui rischi delle e-cig influenzano negativamente le scelte fatte dei fumatori – aggiunge il dott. Pasquale Caponnetto, ricercatore del Centro Antifumo dell’Università di Catania – Abbiamo dovuto rassicurare diverse decine di utilizzatori spaventati dalle notizie allarmanti diffuse dai media.”
Esiste, dunque, un forte imperativo etico nel riferire correttamente i potenziali rischi connessi alla sigaretta elettronica. Ed è a questo che i 40 studiosi fanno appello per ottenere una ritrattazione di quanto pubblicato quattro mesi fa. La LIAF vi terrà aggiornati sugli sviluppi di questa scandalosa vicenda.

Gravidanza e prodotti sostitutivi della nicotina: quali rischi?

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“I prodotti sostitutivi della nicotina sono più rischiosi nelle donne in stato di gravidanza”. A testimoniarlo è il prof. Nafeesa N. Dhalwani, PhD, dell’Università di Nottingham nel Regno Unito che in uno studio pubblicato di recente afferma che il rischio di gravi anomalie congenite nei neonati risulta simile tra i bambini nati da donne fumatrici e quelli nati da donne in terapia sostitutiva della nicotina (i cosiddetti NRT, ossia cerotti, gomme, spray alla nicotina). Tuttavia i problemi respiratori sono più gravi e frequenti nelle donne che usano gli NRT per smettere di fumare. Secondo il prof. Dhalwani, infatti, rispetto ai bambini nati da donne non fumatrici, il rischio di gravi anomalie congenite è più alto del 12% nelle donne che si sottopongono a terapie NRT.
I ricercatori hanno analizzato il comportamento di tre sottotipi di donne in gravidanza: quelle che fumavano regolarmente, quelle che utilizzavano prodotti sostitutivi della nicotina e un gruppo di donne che non fumava. Basandosi su dati britannici, su un totale di 192.498 bambini nati dal 2001 al 2012, 5.535 bambini sono nati con almeno una grave anomalia congenita. Si tratta, ovvero, di 288 bambini su 10.000. Nello specifico, tra i bambini nati con gravi difetti congeniti: il 35% era nato da donne appartenenti al gruppo di coloro che usavano NRT, il 27% da donne che continuavano a fumare e il 20% proveniva da madri non fumatrici.
I dati hanno dimostrato che, rispetto ai bambini nati da donne non fumatrici, quelli nati da donne in terapia sostitutiva della nicotina hanno un rischio leggermente più elevato di sviluppare gravi anomalie congenite. Il rischio di sviluppare anomalie congenite era pari a 336 su 10.000 donne appartenenti al gruppo NRT, 315 su 10.000 donne del gruppo fumatrici, e 285 su 10.000 del gruppo di controllo. Gli autori hanno notato che, anche se lo studio comprendeva l’analisi di quasi 200.000 neonati, l’uso effettivo prenatale degli NRT è molto raro e quindi lo studio non ha una forte valenza statistica. Dhalwani e colleghi affermano che “i risultati di questo studio non mostrano un’associazione reale tra l’esposizione prenatale alla terapia sostitutiva della nicotina e le principali anomalie congenite”.
Non si può stabilire un rapporto di causa-effetto semplicemente basandosi sulla presenza di un fattore all’interno di un insieme così vasto – commenta il prof. Riccardo Polosa. Altrimenti, a una lettura superficiale dei dati dello studio, potremmo dire che le donne fumatrici hanno meno rischi di dare alla luce neonati con anomalie congenite rispetto a quelle che stanno tentando di smettere con gli NRT. E sappiamo benissimo che non è così.Nella scala del rischio – conclude Polosa – dove il fumo rappresenta la fonte maggiore di danno per la salute dell’uomo e della donna, gli NRT si attestano in ultima posizione, con rischi quasi nulli.”

“Smetto di fumare perché sono vanitosa”

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“Voglio smettere di fumare per vanità” – è quanto leggiamo in un articolo pubblicato da una giovane trentenne alle prese con la gestione del suo blog e dei suoi stati d’animo.
Sara, infatti, è una giornalista che vive a Londra, ha 30 anni e dopo 15 anni ha deciso di diventare una ex fumatrice.
Nel suo blog la ragazza racconta la sua esperienza e le motivazioni che l’hanno portato ad abbandonare il tabagismo per la seconda volta. E sono proprio queste motivazione ad aver sollecitato la curiosità dei ricercatori LIAF.
Sara scrive: “Quando ho smesso di fumare la prima volta ero nel pieno di questa stagione della mia vita – riferendosi alla spensieratezza dei vent’anni quando ancora i sintomi legati al fumo non si erano manifestati intermanete – e a un certo punto ho deciso di ricominciare perché secondo me ne valeva la pena. Ora invece penso la pena non la valga più – continua -. Tanto vivo in uno Stato in cui neanche le banchine delle stazioni accettano la nicotina e non posso più fumare aspettando il treno che mi porti verso chissà quale nuova avventuraE, soprattutto, ora è iniziato il tempo di preservare. É quel tempo che precede la ristrutturazione e l’accettazione. E siccome ristrutturare è più difficile che accettare perché una volta che si è accettato allora non sarà più necessario ristrutturare spasmodicamente, allora io ho accettato che per me non è più stagione da fumo“.
Ebbene si, perchè come ci conferma il dott. Pasquale Caponnetto, dell’Università degli Studi di Catania: “Spesso si inizia a fumare per gioco e perchè i sintomi delle malattie fumo correlate sono avidi, arrivano sempre dopo che il danno è ormai fatto ma nel caso di donne fumatrici spesso ma, sopratutto in una determinata fascia d’età, la motivazione che spinge di più a smettere di fumare è legato ai danni estetici causati dal fumo, l’alito puzzolente, il profumo che non dura, le dita gialle, i denti gialli e l’affaticamento”.
Peraltro, quanto affermato dalla nostra blogger ci riporta ad un argomento particolarmente caro a LIAF, ovvero la regolamentazione del divieto di fumo. Più volte abbiamo affrontato questo problema, sopratutto nelle sedi opportune del Parlamento italiano e di quello Europeo ma è proprio l’affermazione di Sara che testimonia quanto da noi più volte sostenuto: “Vivo in uno Stato – si riferisce all’Inghilterra – in cui neanche le banchine delle stazioni accettano la nicotina e non posso più fumare aspettando il treno che mi porti verso chissà quale nuova avventura”.
Se pensiamo che in Italia i primi a non rispettare il divieto di fumo nei luoghi pubblici sono proprio gli stessi Parlamentari che hanno emanato la Legge Sirchia, è ben facile comprendere che: “Dobbiamo agire ed in fretta” – come dice il prof. Riccardo Polosa. “Non possiamo più attendere perchè perdiamo migliaia di vite ogni giorno e regolamentare il divieto di fumo e l’utilizzo della sigaretta elettronica come alternativa per smettere di fumare, è davvero urgente”.
Leggi di più:

Smettere di fumare: 4 consigli per abbandonare la sigaretta per sempre

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Smettere di fumare? Niente di più facile, almeno secondo il dottor Max Pemberton, che sul Daily Mail suggerisce alcuni semplici ma, a detta sua, efficaci, metodi per smettere di fumare. E lo fa raccontando prima la sua personale esperienza di fumatore e poi individuando 4 punti fondamentali.

Le cose che ami del fumo – “Scrivi una lista di cose che ami del fumo e perché. Ti serve per capire cosa effettivamente le sigarette possono darti. Fumare ti rende più sicuro di te? Più rilassato? Cosa pensi che ti dia il fumo? Dopo tutto, deve pur darti qualcosa, altrimenti perché lo fai?” scrive Pemberton a mo’ di avvertimento e di provocazione.

Cosa ti impedisce di smettere? – “Scrivi una lista di cosa che ti impediscono di smettere di fumare. Potrebbe essere più difficile di quanto sembri. Fumare è, infatti, qualcosa che si fa senza rendersene conto ed è facile creare falsi miti sul perché lo si fa. Quali sono i veri ostacoli alla tua possibilità di smettere? Cosa ti fa paura? Fai una lista che puoi modificare, aggiungendo i tuoi motivi di volta in volta”. Poi parte “l’accusa”.

Una vita da non fumatore – “Voglio che tu faccia una lista con ciò che ti darebbe il non fumare. Ci sono dei benefici? Perché non devi fumare? Perché cercare di smettere? Anche se non te ne rendi conto, ciò che hai scritto nella lista numero 1 è un’illusione. Quelli che dovrebbero essere i motivi per cui fumi, in realtà non sono reali motivi. È solo un modo per giustificare una cosa che in verità non ha tanto senso. Tutti sappiamo che il fumo fa male; che fumare per di più è costoso e che provoca morte e tumori. Noi lo sappiamo e sappiamo che dovremmo immediatamente smettere. Ma non lo facciamo. In psicologia questo fenomeno si chiama dissonanza cognitiva: ognuno dei motivi razionali che diamo per giustificare il nostro vizio non ha una base logica. Ad esempio, non è vero che la nicotina allevia lo stress. Al contrario, aumenta la pressione sanguigna e il battito cardiaco. Non ci rilassa affatto; al massimo, ci rende meno annoiati” procede Pemberton, sbugiardando le futili motivazioni che ci spingono ad accenderci l’ennesima sigaretta. Infine, l’affondo finale.

Avvocato del diavolo – “Adesso immagina di essere un avvocato che difende la causa del fumo e di chi vuole continuare a fumare. Hai a disposizione le liste numero 1 e 2 e devi con queste convincere i giudici, usando frasi efficaci e convincenti, giocando sulla loro sensibilità. Adesso immagina di essere l’avvocato dell’accusa. E di dover convincere i giudici tendendo conto della lista fatta per l’esercizio n.3, sottolineando come continuare a fumare sia nonsense. Chi ha ragione? Questo ultimo esercizio serve per farti capire cosa accade dentro la testa di un fumatore. E serve soprattutto per osservare la situazione con occhi obiettivi. Questa distanza è ciò che ti serve per procedere” perchè anche tu possa dire “fumare mi piaceva. O almeno, pensavo mi piacesse”.

Vapeshop: come aumentare le probabilità dei fumatori di smettere

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 “Si tratta della prima dimostrazione scientifica di un fatto già noto a milioni di svapatori. Se il negoziante conosce davvero bene i prodotti che vende e ha una buona predisposizione ad ascoltare il cliente e i suoi bisogni, il fumatore ha maggiori probabilità di smettere di fumare” questo il commento del prof. Riccardo Polosa all’uscita del primo studio pilota prospettico inteso ad analizzare i rapporti tra uso efficace della sigaretta elettronica e supporto professionale del negoziante di vapeshop.
Pubblicato sulla rivista internazionale International Journal of Environmental Research and Public Health, e condotto dall’Università di Catania, in collaborazione con il Centro Nazionale Ricerche (CNR) di Palermo e l’Istituto Nazionale di Sanità Pubblica (INSERM) di Parigi, lo studio pilota ha valutato per 12 mesi i tassi di cessazione e riduzione di 71 fumatori dal momento del loro primo acquisto di una sigaretta elettronica all’interno di 7 vapeshop, contattati e selezionati da LIAF tra coloro che avevano sponsorizzato gli eventi locali svoltisi in occasione della Giornata Mondiale Antifumo del 2013. I negozianti dei vapeshop somministravano dei brevi formulari ai clienti che acquistavano per la prima volta una sigaretta elettronica all’interno dei loro negozi, per registrare i loro dati anagrafici, la storia tabagica, i tassi di cessazione e riduzione del consumo di tabacco a 6 e a un anno, e le variazioni nelle scelte di acquisto.
I risultati sono stati sorprendenti: a fine studio, dei 71 fumatori reclutati nello studio, 29 avevano completamente smesso di fumare, e 18 avevano ridotto il consumo di sigarette convenzionali, addirittura dell’80% nel 15,5% dei casi. Lo studio, peraltro, ha evidenziato una tendenza diffusa a diminuire la percentuale di nicotina presente nei liquidi e una propensione maggiore nella scelta di prodotti sempre più innovativi.
“Aiutare i negozianti di sigaretta elettronica a trasformare i propri esercizi commerciali in luoghi di promozione della salute potrebbe rappresentare un prezioso alleato per i fumatori che intraprendono un percorso di smoking cessation” – commenta il presidente LIAF, prof.ssa Lidia Proietti – Ma è necessario continuare a implementare la ricerca e gli strumenti atti a condurla, per capire quali scenari potrà aprire la diffusione della sigaretta elettronica nel tentativo di sconfiggere il fumo e le malattie fumo correlate”.
“Coinvolgere i vapeshop in un progetto di ricerca significa aprire la strada a studi sempre più grandi e totalmente spontanei – ha concluso Polosa – Replicare questo studio di fattibilità a livello nazionale e internazionale è la nostra prossima grande ambizione”.
In questo studio prospettico, la valutazione dell’abitudine tabagica è stata condotta analizzando le dichiarazioni spontanee dei soggetti reclutati ma uno studio più specifico su campioni più numerosi, come quello che si svolgerà nell’ambito del progetto VAPE SHOP STUDY, consentirà una valutazione più rigorosa del percorso di abbandono della bionda grazie anche all’utilizzo del misuratore di monossido di carbonio che assicurerà risultati certi e verificabili.

Vapeshop: come aumentare le probabilità dei fumatori di smettere

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“Si tratta della prima dimostrazione scientifica di un fatto già noto a milioni di svapatori. Se il negoziante conosce davvero bene i prodotti che vende e ha una buona predisposizione ad ascoltare il cliente e i suoi bisogni, il fumatore ha maggiori probabilità di smettere di fumare” questo il commento del prof. Riccardo Polosa all’uscita del primo studio pilota prospettico inteso ad analizzare i rapporti tra uso efficace della sigaretta elettronica e supporto professionale del negoziante di vapeshop.
Pubblicato oggi sulla prestigiosa rivista internazionale International Journal of Environmental Research and Public Health, e condotto dall’Università di Catania, in collaborazione con il Centro Nazionale Ricerche (CNR) di Palermo e l’Istituto Nazionale di Sanità Pubblica (INSERM) di Parigi, lo studio pilota ha valutato per 12 mesi i tassi di cessazione e riduzione di 71 fumatori dal momento del loro primo acquisto di una sigaretta elettronica all’interno di 7 vapeshop, contattati e selezionati da LIAF tra coloro che avevano sponsorizzato gli eventi locali svoltisi in occasione della Giornata Mondiale Antifumo del 2013.
I negozianti dei vapeshop somministravano dei brevi formulari ai clienti che acquistavano per la prima volta una sigaretta elettronica all’interno dei loro negozi, per registrare i loro dati anagrafici, la storia tabagica, i tassi di cessazione e riduzione del consumo di tabacco a 6 e a un anno, e le variazioni nelle scelte di acquisto.
I risultati sono stati sorprendenti: a fine studio, dei 71 fumatori reclutati nello studio, 29 avevano completamente smesso di fumare, e 18 avevano ridotto il consumo di sigarette convenzionali, alcuni addirittura dell’80%. Lo studio, peraltro, ha evidenziato una tendenza diffusa a diminuire la percentuale di nicotina presente nei liquidi e una propensione maggiore nella scelta di prodotti sempre più innovativi.
“Aiutare i negozianti di sigaretta elettronica a trasformare i propri esercizi commerciali in luoghi di promozione della salute potrebbe rappresentare un prezioso alleato per i fumatori che intraprendono un percorso di smoking cessation” – commenta il Presidente LIAF, prof.ssa Lidia Proietti – Ma è necessario continuare a implementare la ricerca e gli strumenti atti a condurla, per capire quali scenari potrà aprire la diffusione della sigaretta elettronica nel tentativo di sconfiggere il fumo e le malattie fumo correlate”.
“Coinvolgere i vapeshop in un progetto di ricerca significa aprire la strada a studi sempre più grandi e totalmente spontanei – ha concluso Polosa – Replicare questo studio di fattibilità a livello nazionale e internazionale è la nostra prossima grande ambizione”.
In questo studio prospettico, la valutazione dell’abitudine tabagica è stata condotta analizzando le dichiarazioni spontanee dei soggetti reclutati ma uno studio più specifico su campioni più numerosi, come quello che si svolgerà nell’ambito del progetto VAPE SHOP STUDY, consentirà una valutazione più rigorosa del percorso di abbandono della bionda grazie anche all’utilizzo del misuratore di monossido di carbonio che assicurerà risultati certi e verificabili.

Panorama: “Le due nuove sigarette senza fumo”. L’intervista integrale del prof. Polosa

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Le due nuove sigarette senza fumo
Di seguito vi proponiamo l’intervista integrale al prof. Riccardo Polosa pubblicata il 9 gennaio 2014 sul settimanale Panorama a cura di Mikol Belluzzi.
“Accendini e posacenere diventeranno oggetti del passato. Ma non chiamatele sigarette elettroniche, perchè le nuove “bionde”, la iQos appena lanciata da Philip Morris e la Ploom di Japan Tobacco in commercio da un anno, non utilizzano liquidi come le e-cig bensì tabacco che grazie ad una tecnologia innovativa viene riscaldato e non più bruciato, generando un effetto aerosol che oltre a limitare odori e fumo dovrebbe ridurre i danni alla salute….” 
Gentile prof. Riccardo Polosa come giudica queste nuove sigarette che utilizzano tabacco che però viene riscaldato a 300 gradi e non bruciato? Innovazione o solo marketing?
Credo che si tratti di tutte e due le cose anche se l’idea del tabacco riscaldato non è poi così nuova. Infatti, prodotti a base di tabacco riscaldato erano già stati lanciati sul mercato nel passato dalle multinazionali, ma si tratta di una storia segnata da clamorosi insuccessi commerciali. Il dilagare del fenomeno delle sigarette elettroniche come prodotti molto meno tossici rispetto alle “bionde”, ha evidenziato un segmento del mercato caratterizzato da fumatori particolarmente attenti alla salute e alle nuove tecnologie. Per via di questo, le multinazionali del tabacco hanno rivisto le loro strategie commerciali e pensato di rilanciare una versione più hi-tech di prodotti a base di tabacco riscaldato.
Queste sigarette si possono definire potenzialmente meno dannose di quelle tradizionali? Philips Morris sostiene che gli studi sono ancora in corso.
Queste sigarette sembrano assicurare una riduzione in termini di emissione di sostanze tossiche che si attesta tra il 70 ed il 90% in meno rispetto alle sigarette convenzionali. Tuttavia ricerche indipendenti saranno necessarie per confermare o meno la validità del prodotto e la sua appartenenza alla categoria a rischio ridotto, come è stato già dimostrato dalle ricerche della Lega Italiana Anti Fumo (LIAF Onlus) sulle sigarette elettroniche. Fatto 100 il rischio della sigaretta convenzionale, le sigarette elettroniche infatti si attestano su un valore pari a 4. Le nuove sigarette a tabacco riscaldato si attesterebbero intorno a 25.
Oltre ai pro ci sono anche dei contro secondo lei?
Sembra che la velocità di assorbimento della nicotina di questi nuovi prodotti sia sovrapponibile a quella della sigaretta convenzionale, quindi la dipendenza dalla nicotina sarebbe invariata. Tuttavia, va considerato che non si muore per la nicotina ma per il cocktail di sostanze tossiche liberate dal processo di combustione del tabacco.
Ci sono differenze fondamentali rispetto ai liquidi con nicotina delle sigarette elettroniche?
Questa domanda bisognerebbe farla agli utilizzatori più che a me. Dal punto di vista tossicologico il profilo dei liquidi per sigaretta elettronica è sicuramente più “tranquillo” rispetto ai prodotti riscaldati. Una altra importante diversità dei due prodotti sta nel rispondere a esigenze e gusti completamente diversi. Non tutti i fumatori sono uguali. Il tabacco riscaldato può andar bene per alcuni, ma non per altri. Non verrà probabilmente apprezzato dagli svapatori, ormai affezionati ad un prodotto che gioca la sua partita sulle tonalità e sfumature di svariati aromi, mentre probabilmente piacerà molto a quei fumatori che non vogliono rinunciare al gusto del tabacco bruciato.

E-cig e polmone: le prove a sostegno di una riduzione del danno provocato dal fumo

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“Ci vorrebbero centinaia di svapatori, decenni di monitoraggio e ingenti finanziamenti per riuscire a stabilire definitivamente, in uno studio prospettico, gli effetti a lungo termine della sigaretta elettronica sulla salute polmonare. Ma si possono già evidenziare miglioramenti immediati nelle funzionalità delle vie aeree e nei sintomi respiratori in quei fumatori che sono passati all’e-cig” – è questa la dichiarazione del prof. Riccardo Polosa a margine della sua pubblicazione uscita oggi sulla nota rivista scientifica BMC Medicine.
Il polmone è il primo a subire gli effetti devastanti del fumo di sigaretta dunque, per analogia, e considerando che la sigaretta elettronica viene inalata, è ovvio dedurre che il sistema respiratorio sia il primo a dover essere studiato per rintracciare eventuali effetti dannosi derivanti dalla presenza di sostanze chimiche nell’e-cig.
Una maniera meno costosa e più fattibile rispetto al grande studio prospettico menzionato sopra, è quella di esplorare la tossicità e lo stress ossidativo provocato dal vapore di sigaretta elettronica direttamente sulle cellule epiteliali del polmone, attraverso uno studio in vitro, cioè riprodotto in provetta. Il punto negativo di questo tipo di studi è che non riflettono la realtà fattuale dell’organismo vivente perché non riescono a riprodurre le normali condizioni di esposizione al vapore. Per questo in letteratura si trovano spesso risultati divergenti, con alcuni autori che evidenziano livelli bassissimi o nulli di tossicità ed altri che dicono esattamente l’opposto.
Nonostante ciò, la maggior parte di questi studi in vitro suggerisce solo qualche effetto irritante non specifico dovuto all’esposizione al vapore, pienamente in linea con molti sondaggi e trial clinici che riportano effetti transitori come irritazione alla gola, bocca secca e tosse. “Ad oggi, non c’è alcuna evidenza scientifica che dimostri eventi avversi significativi sul polmone, perlomeno in acuto” commenta Polosa nell’articolo – “Passare alla sigaretta elettronica porta quasi a una normalizzazione dei livelli tossici di monossido di carbonio nel respiro esalato del fumatore”.
Una terza via per studiare gli effetti dell’e-cig sul polmone è quella sviluppata dall’Università di Catania, dove il team del prof. Polosa ha avviato un programma di ricerca clinica integrata caratterizzata da un approccio semplice e minimale ma che guarda agli effetti respiratori sia sui fumatori “in salute” sia sui fumatori con una preesistente malattia polmonare. Lo studio è ancora in corso, ma i primi risultati sono incoraggianti perché evidenziano un effetto benefico derivante dall’uso dell’e-cig in relazione agli esiti respiratori, su entrambe le popolazioni.
In un anno di monitoraggio sui fumatori in salute, si è osservata una sostanziale riduzione dell’ostruzione delle vie aeree periferiche; e anche sui fumatori con asma pregressa, si sono registrati sostanziali miglioramenti nella fisiologia respiratoria e nel controllo dei sintomi asmatici.
Per i fumatori con BPCO – broncopneumopatia cronica ostruttiva – non sono stati effettuati studi clinici sull’efficacia e sicurezza dell’e-cig, ma un piccolo studio retrospettivo effettuato presso l’Ateneo catanese in tre soggetti con BPCO, passati volontariamente alla sigaretta elettronica, ha evidenziato miglioramenti nella qualità della vita e una riduzione del numero di esacerbazioni della malattia, senza riportare eventi avversi significativi.
Un sondaggio condotto dal team del greco Kostantinos Farsalinos su più di 19.000 svapatori, tra cui vi erano anche soggetti con asma o BPCO, ha inoltre evidenziato che: tale miglioramento avviene nel 65.4% e 75.7% dei casi, rispettivamente; gli svapatori regolari hanno migliori risultati rispetto ai dual users; più di un terzo di questi soggetti ha persino diminuito il dosaggio dei farmaci per il trattamento di tali malattie o li ha eliminati del tutto.
Presi tutti insieme, questi studi provano che l’uso della sigaretta elettronica può ridurre sostanzialmente il danno provocato dal fumo al sistema respiratorio.
“Ulteriori ricerche sono sicuramente necessarie per aiutare a ridurre al minimo gli eventuali rischi derivanti dall’uso dell’e-cig, fornendo risposte a standard di produzione e di qualità sempre più avanzati. Ma abbiamo già delle prove a sostegno di un miglioramento immediato dei sintomi respiratori nei fumatori, con e senza malattie polmonari preesistenti. Questo importante aspetto dovrebbe essere tenuto in considerazione dagli enti regolatori che stanno cercando di adattare misure proporzionate per l’intero settore dell’e-cig” – conclude Polosa.