Con il 60% dei fumatori globali e il 50% delle morti tabacco-correlate a livello mondiale, l’Asia è da anni la cartina tornasole sull’efficacia di qualsiasi politica internazionale di Riduzione del Danno da Fumo.
Tuttavia, secondo un recente report del Global State of Tobacco Harm Reduction, la situazione sarebbe tutt’altro che rosea.
Asia e fumo: una sfida globale
Perchè il continente asiatico viene considerato la prima linea nella lotta contro il fumo? I numeri parlano chiaro.
Settecentoquantatrè milioni di tabagisti. Nazioni come Laos, Indonesia, Myanmar in cui il 70% della popolazione adulta fuma sigarette convenzionali. Circa 4 milioni di morti ogni anno per malattie fumo-correlate. E ancora, oltre 260 milioni di consumatori di prodotti da tabacco senza combustione, tra cui la combinazione altamente nociva di tabacco e betel.
Asia e Tobacco Harm Reduction
Con numeri di tale portata, il problema del fumo dovrebbe essere in cima alle agende dei governi della regione. La realtà è che la questione continua ad essere ampiamente sottovalutata.
Eppure, come sottolineato dal report, un’adozione più ampia di strategie di riduzione del danno potrebbe aiutare a risolvere la crisi del tabacco in Asia, portando importanti guadagni per la salute pubblica in una regione con il più alto tasso di fumatori al mondo.
Il continente invece affronta un profondo gap tra la necessità di implementare politiche di Riduzione dal Danno da fumo e una realtà in cui mancanza di informazioni, limitato accesso alle infrastrutture, assenza di efficaci politiche di contrasto al fumo sono la norma.
“Negli ultimi decenni, mentre la maggior parte della politiche anti-fumo si spostava nei paesi in via di sviluppo, ci sono stati tentativi di ripensare le strategie di controllo del tabacco tenendo conto delle popolazioni a cui dovrebbero servire. Sfortunatamente, la maggior parte di questo sforzo è stato guidato da una mentalità paternalistica con tentativi di attuare politiche che non sarebbero mai state suggerite nelle nazioni occidentali, non perché non siano rilevanti ma perché non reggerebbero i test democratici e sui diritti umani di base” ha sottolineato Samrat Chowdhery, Presidente dell’International Network of Nicotine Consumer Organisations (INNCO).
“Un buon esempio di ciò è la richiesta di avere dei divieti di svapo nei paesi in via di sviluppo. Il rapporto del Global State of Tobacco Harm Reduction è una contromisura gradita a tali approcci in quanto evidenzia la situazione di base in Asia e in Estremo Oriente. Soprattutto, è importante perché sottolinea il modo in cui le misure di riduzione del danno da tabacco possono aiutare ad affrontare queste lacune” ha poi aggiunto.
La regione tra disinformazione, divieti, interferenza filantropica.
Secondo il report del GSTHR ci sarebbe un offensiva su scala mondiale contro le politiche sulla Riduzione del Danno da fumo con governi e ONG internazionali pronti ad ostacolare l’implementazione e la diffusione di prodotti a rischio ridotto.
Ad aggiungersi al problema, anche lo scarso interesse dei produttori di tabacco locali che non hanno vedono di buon occhio la commercializzazione delle ecig.
Tra le raccomandazioni del report: “E’ importante che i legislatori esercitino l’autodeterminazione nelle proprie politiche sanitarie basandosi su prove scientifiche“.
Quale futuro per il THR in Asia?
Il report sottolinea come favorire l’accesso dei consumatori a prodotti alternativi al tabacco adeguatamente regolamentati porterebbe ad un miglioramento della salute pubblica mondiale. Oltretutto, l’accesso ad alternative più sicure aiuterebbe anche ad alleviare il carico sui sistemi sanitari liberando risorse altrimenti non disponibili.
“Fino ad ora l’adozione di politiche “quit or die” nel campo della prevenzione non hanno minimamente preso in considerazione una terza via, ovvero quello dell’utilizzo di prodotti alternativi alla sigaretta convenzionale come i snus e le sigarette elettroniche. Eppure, se si togliesse la combustione dalla ritualità del fumo, questo potrebbe salvare milioni di persone” ha affermato Harry Shapiro, esperto internazionale di Riduzione del danno da Fumo ed autore del report.
“L’Organizzazione Mondiale della Sanità dovrebbe mostrare nuovamente la sua leadership in tale campo e influenzare positivamente tutte quelle nazioni che non possiedono un forte sistema sanitario nazionale. In particolar modo, incoraggiando tutte queste nazioni a adottare prodotti alternativi al fumo tradizionale. Questo non significa cancellare le politiche portate avanti fino ad ora ma utilizzare tutte le armi a disposizione per arrivare ad un fine condiviso: fare smettere la gente di fumare” ha enfatizzato l’esperto.
Antonino D'Orto, giornalista, laurea in Comunicazione e Relazioni internazionali è impegnato da anni nella comunicazione istituzionale ed Ufficio Stampa. Per LIAF Magazine si occupa di Esteri, Riduzione del Danno da Fumo, geopolitica sanitaria.