Articolo originale di Dr. Denis Vitel
In Inghilterra, nei programmi per smettere di fumare, è raccomandato da medici e operatori sanitari l’uso di prodotti a basso rischio: “Speriamo di poter presto assistere allo stesso cambiamento in tutto il mondo”, afferma il Prof. Riccardo Polosa, fondatore del CoEHAR.
Il professor Riccardo Polosa ha discusso i risultati del suo studio in un’intervista su Medical Tribune: “I prodotti a tabacco riscaldato producono meno esacerbazioni e una migliore qualità della vita nei pazienti con BPCO rispetto alle sigarette convenzionali”.
Ci può presentare i risultati del recente studio, in cui pazienti con BPCO per tre anni hanno abbandonato completamente o in parte le sigarette convenzionali per passare a prodotti «heat-notburn»?
In base alla mia esperienza, molti pazienti con BPCO non possono o non vogliono smettere di fumare, sebbene sia noto che il fumo di sigaretta è un fattore di rischio primario della BPCO. In questo studio, il primo nel suo genere, sono stati monitorati indicatori di salute in pazienti con BPCO che dopo il passaggio a prodotti a tabacco riscaldato hanno smesso di fumare sigarette. Nel follow-up di tre anni si è constatato che l’uso di questi prodotti ha ridotto di più del 40 % il numero delle esacerbazioni acute di BPCO e si è accompagnato a un miglioramento della qualità della vita e delle capacità fi siche. Nei pazienti con BPCO che hanno continuato a fumare, invece, non è stato osservato alcun cambiamento.
Nella comunità medica e nelle organizzazioni di pazienti si percepisce l’interesse alla riduzione del rischio tramite le sigarette elettroniche nei pazienti con BPCO?
Di fronte al fatto che la maggior parte dei programmi di disassuefazione dal fumo non sembra funzionare in una larga maggioranza dei pazienti con BPCO e che molti continuano a fumare malgrado i loro sintomi, l’interesse verso approcci alternativi è alto e continuerà a esserlo. I pazienti affetti da BPCO devono convivere con una malattia molto gravosa e, se una disassuefazione dal fumo con l’aiuto di prodotti «heat-notburn» costituisce una possibilità per migliorare la loro salute, non vedo alcun motivo per non incentivare questo passaggio. In Inghilterra l’utilizzo di prodotti a basso rischio nei programmi di cessazione del fumo è raccomandato da medici e professionisti sanitari. La mia speranza è che questa filosofia venga presto abbracciata in tutto il mondo. Purtroppo circolano molte informazioni fuorvianti sul consumo di prodotti a tabacco riscaldato e di sigarette elettroniche, che spesso vengono equiparati alle sigarette a combustione. Ma l’uso di questi prodotti può migliorare la qualità della vita dei pazienti. In futuro sarà possibile inserire i prodotti a basso rischio in programmi terapeutici, soprattutto per alcune malattie specifiche: l’interesse delle organizzazioni di pazienti e pubbliche dimostra che stiamo andando in questa direzione. La pandemia ha aiutato molti fumatori a riflettere su uno stile di vita più sano e talvolta li ha spinti a passare ad alternative che presentano molti meno rischi rispetto alle sigarette.
In un altro studio ha applicato la stessa metodologia per descrivere gli effetti a lungo termine della sostituzione delle sigarette a combustione con sigarette elettroniche in una popolazione affetta da BPCO.
Sì, l’approccio metodico è lo stesso. Si tratta sempre della sostituzione di sigarette a combustione di tabacco con tecnologie di rilascio della nicotina che fanno a meno della combustione. I risultati positivi ottenuti in questi studi sono statisticamente significativi e clinicamente rilevanti. E soprattutto non sono una sorpresa. Le conclusioni coincidono con quello che abbiamo imparato negli ultimi 30-40 anni sulla composizione chimica del fumo di tabacco e sulla patogenesi della BPCO. Eravamo quasi sicuri che la sostituzione di sigarette convenzionali con fonti di nicotina non combustibili, ossia il vaping o i prodotti a tabacco riscaldato, avrebbe prodotto un miglioramento significativo.
Ci può dare un commento sui risultati dello studio appena pubblicato?
L’obiettivo dello studio era valutare ogni cambiamento soggettivo e obiettivo della BPCO. È ampiamente noto che evitare l’esposizione alle sostanze chimiche prodotte dalla combustione di sigarette rallenta la progressione della BPCO e migliora la salute dei pazienti. Quasi il 60 % dei pazienti con BPCO che hanno utilizzato prodotti a tabacco riscaldato ha rinunciato del tutto durante lo studio a fumare sigarette, mentre quelli che hanno continuato a fumare («dual user») hanno diminuito progressivamente il loro consumo giornaliero di sigarette. Abbiamo bisogno di più studi prospettici sugli effetti sulla salute a lungo termine dei prodotti a tabacco riscaldato, ma già ora abbiamo osservato una regressione delle esacerbazioni di BPCO, simile all’effetto della farmacoterapia standard. I prodotti a tabacco riscaldato diminuiscono la suscettibilità alle infezioni delle vie respiratorie. Lo studio, va detto, è relativamente piccolo con un follow-up limitato a tre anni. D’altro canto, è ora di smetterla con il mantra secondo cui gli studi con un campione di pochi pazienti sarebbero di poco valore e generalmente inutilizzabili. Nel caso particolare del nostro lavoro, i risultati si sono rivelati significativi e clinicamente rilevanti lungo l’intera durata dello studio malgrado il campione di piccole dimensioni, il che implica una probabilità molto bassa che i risultati siano frutto del caso. È troppo facile sostenere che il nostro studio abbia una potenza insufficiente per trarre qualsiasi conclusione: quello che abbiamo dimostrato era praticamente certo già prima di avviare lo studio.
Ha posto un forte accento sulla qualità della vita. In uno studio è possibile rilevare un miglioramento significativo di questo parametro?
Molti dei miglioramenti riportati dai pazienti con BPCO in questo studio sono per definizione soggettivi. Tuttavia, se combiniamo questi risultati riferiti dai pazienti con i dati di valutazioni obiettive, emerge un quadro molto rappresentativo che possiamo usare come argomentazione con i pazienti.
In un altro studio ha osservato per cinque anni il consumo di sigarette elettroniche da parte di pazienti con BPCO. C’è qualcosa che contraddistingue la sottopopolazione dei «dual user»?
I «dual user» sono persone che combinano il consumo di prodotti a basso rischio con le sigarette convenzionali. In questi studi, i «dual user» hanno ridotto considerevolmente il numero di sigarette al giorno e mostrato miglioramenti sia soggettivi sia obiettivi dei parametri respiratori, paragonabili a quelli osservati nelle persone che hanno smesso completamente di fumare.
La ricerca sulla sostituzione di sigarette a combustione con dispositivi alternativi di erogazione della nicotina è un campo considerato «ambizioso», che genera molte controversie.
In questo campo di ricerca abbiamo fatto un’opera pionieristica ed è vero che lo stato delle conoscenze sulla reversibilità del danno a livello individuale è ancora nello stadio embrionale. Ma io non vedo controversie. Non esiste alcuno studio che contesti i vantaggi per la salute di una sostituzione di fonti di nicotina a combustione con fonti non combustibili. L’interesse alla riduzione del danno causato dal tabacco sta crescendo e con esso migliora anche la qualità della ricerca. Presso il CoEHAR (Center of Excellence for the acceleration of Harm Reduction) coordiniamo una serie di programmi di ricerca innovativi che mirano a elucidare approfonditamente i vantaggi e i rischi dei sistemi alternativi di erogazione di nicotina.
Cosa serve per una certezza più solida: studi più lunghi con popolazioni più numerose? Maggiori conoscenze sugli effetti molecolari e cellulari della sostituzione, come la risposta infiammatoria, i danni al DNA, lo stress ossidativo, eccetera?
Sono necessari studi prospettici multicentrici di lunga durata per confermare e precisare il ruolo delle tecnologie di rilascio di nicotina senza combustione per la disassuefazione dal fumo, la prevenzione delle recidive e/o la reversibilità del danno nei fumatori affetti da BPCO che decidono di passare a questi prodotti. Gli effetti negativi delle sostanze chimiche contenute nel fumo di tabacco sui sistemi cellulari sono noti da decenni ed è pertanto prevedibile che la sostituzione delle sigarette con fonti di nicotina non combustibili (vaping e prodotti a tabacco riscaldato) produca un miglioramento significativo. Nel contempo bisogna cautelarsi dalle informazioni errate che possono scaturire da studi sperimentali mal concepiti. Gli studi preclinici esistenti (sistemi in vitro e su modelli animali) possono rivelarsi inconcludenti o persino fuorvianti a causa di un pessimo disegno sperimentale che non imita le normali condizioni di consumo, nonché per la mancanza di standard metodologici robusti.
Leggi anche: Pazienti con BPCO possono migliorare la patologia passando a strumenti a rischio ridotto
Martina Rapisarda ha conseguito la laurea triennale in Lettere Moderne e la Laurea Magistrale in Comunicazione della Cultura e dello Spettacolo presso l’Università degli Studi di Catania. Ama il cinema, le serie tv e il teatro. Ha fatto parte dell’associazione culturale “Leggo”. Ha lavorato presso il Centro CInAP dell’Università degli Studi di Catania, curandone la comunicazione, i social media e l’organizzazione degli eventi in ambito universitario. L’interesse per la scrittura, e per i temi che riguardano la salute prima di tutto, l’ha portata a collaborare con Liaf dopo un percorso di successo che si è concluso con l’abbandono definitivo della sigaretta convenzionale. Il suo ruolo all’interno del team è quello di copywriter.