Un articolo dell’European Journal of Internal Medicine sembra chiarire la confusione relativa alla correlazione tra tabagismo e COVID-19
Il professore Giuseppe Lippi, ordinario di Biochimica Clinica presso L’Università di Verona, ha raccolto tutti i dati disponibili dai casi COVID-19 disponibili e analizzato statisticamente eventuali correlazioni tra tabagismo e il rischio di contrarre il COVID-19.
Queste analisi – condotte su 1399 pazienti cinesi (288 con malattia grave) e pubblicate nell’articolo “Active smoking is not associated with severity of coronavirus disease 2019 (COVID-19)” – concludono che non esiste associazione significativa tra fumo e forme gravi di malattia da coronavirus.
Interpellato sull’argomento il Prof. Riccardo Polosa, Direttore del COEHAR, Centro di Ricerca per la Riduzione del Dano da Fumo, ha dichiarato:
“Difficile dire quale sia la verità in questo momento di confusione. Ma se è vero che i fumatori che contraggono una infezione da coronavirus sono più a rischio per forme di malattia grave, allora bisogna informarli e convincerli a smettere. E se non ci riescono, bisogna consigliare loro di passare ad alternative a rischio ridotto (come i prodotti da svapo o i sistemi a tabacco riscaldato). Considerando che i fumatori confinati in casa continueranno a fumare o addirittura lo faranno ancora di più per gestire le ansie, la depressione e la noia dovute all’emergenza coronavirus, passare dal tabagismo al vapagismo è l’unica opzione concreta”.
Giornalista praticante, collabora con LIAF, dove scrive di salute e attualità. Appassionata di sport, con un passato da atleta agonista di sci alpino, si diletta nell'indagare le nuove frontiere della comunicazione e della tecnologia, attenta alla contaminazione con generi e linguaggi diversi.