E se Andrea Camilleri svapasse? Secondo LIAF riuscirebbe comunque a scrivere magnificamente le storie del Commissario Montalbano.
A dimostrare che la sigaretta elettronica non toglie l’attenzione e la gestualità, infatti, è ancora una volta il team di ricercatori del Centro per la Prevenzione e Cura al Tabagismo dell’Università degli Studi di Catania coordinato dal prof. Pasquale Caponnetto.
In uno studio appena pubblicato sulla rivista scientifica “Frontiers in Psychology” i ricercatori hanno valutato l’impatto di 4 tipi di sigaretta elettronica comparati al fumo di sigaretta convenzionale, concentrandosi sull’impatto cognitivo, l’attenzione, l’abilità di problem solving, la gestualità ed il desiderio.
I risultati sono stati sorprendenti. Ribaltando il cliché noto che ci riporta l’immagine del giornalista che scrive e si concentra di più fumando 10 sigarette alla volta, il team del prof. Caponnetto (supervisionato come sempre dal prof. Riccardo Polosa e composto questa volta da Marilena Maglia, Claudio Scoglio e Valeria Vinci dell’Università degli Studi di Catania, Maria Concetta Cannella dell’Asp di Catania, Lucio Inguscio dell’Università degli Studi di Roma e Mariachiara Buonocore del San Raffaele di Milano) ha dimostrato che in coloro che utilizzavano l’e-cig al posto delle sigarette convenzionali le performance cognitive restavano le stesse. E ancora più importante, non è stata riscontrata tra i partecipanti la mancanza della gestualità tipica della bionda. Attenzione, funzioni esecutive e memoria di lavoro non sono influenzate dallo svapo.
“Anzi – ha spiegato Caponnetto – le elettroniche potrebbero diventare un forte sostegno anche da un punto di vista cognitivo per chi decide di smettere di fumare. I sintomi del craving e dell’astinenza da fumo – ha aggiunto – con l’e-cig vengono quasi azzerati e questo ci permette di affermare di nuovo che quando analizziamo le difficoltà di smettere di fumare per alcuni tabagisti dobbiamo tenere sempre in considerazione la variabile importantissima della gestualità”.