Qual è il legame tra il fumo e l’insorgenza di malattie cardiovascolari?
Abbiamo approfondito l’argomento con il cardiologo Biondi Zoccai, docente di Cardiologia del Dipartimento di Scienze e biotecnologie medico-chirurgiche dell’Università Sapienza di Roma.
Il professore aveva esposto le sue conclusioni in materia nel corso della prima giornata del convegno scientifico “The Scientific Summit on Tobacco Harm Reduction“, promosso dall’Università di Tessalonica e dall’Università di Patrasso in Grecia.
Professore, oggi il fumo rappresenta ancora il più importante fattore di rischio per le malattie cardiovascolari e per il cancro. Le sigarette elettroniche sono prodotti a rischio ridotto che possono migliorare i tassi di cessazione e aiutare nel percorso di distacco dalle sigarette tradizionali.
Quali sono gli effetti sul sistema vascolare dei prodotti senza combustione?
I dati a lungo termine non sono ancora disponibili, quindi si possono fare solo supposizioni.
È verosimile che, rispetto a non fumare, il rischio di eventi avversi cardiovascolari (morte, infarto miocardico, ictus cerebrale) possa essere aumentato dai prodotti a rischio modificato, ma in modo proporzionalmente molto meno grave che con le sigarette convenzionali.
Anche se prematuro, è verosimile che i prodotti basati su vaporizzazione di liquidi possano essere leggermente meno dannosi di quelli basati sul riscaldamento del tabacco, in cui comunque una piccola quantità di tabacco è oggetto di combustione/tostatura.
l danno acuto o a breve-medio termine cardiovascolare dei prodotti a rischio modificato è legato soprattutto a stress ossidativo, disfunzione endoteliale, aumento della coagulabilità del sangue, ipertensione, e tachicardia.
Sicuramente sono effetti più blandi di quelli delle sigarette a combustione, ma non trascurabili.
Per questo l’approccio medico più corretto nei confronti di questi prodotti è sconsigliarne sempre l’uso, ma usarli pragmaticamente come strategia di supporto alla cessazione delle sigarette a combustione, facendo attenzione però che la dipendenza da sigarette a combustione non si trasformi in dipendenza da prodotti a rischio modificato/ridotto.
Dai suoi studi e dai report che ha riportato recentemente, si evince che il loro utilizzo deve essere preso in considerazione solo da soggetti con un basso rischio cardiovascolare. Perché?
Questa è una domanda importante. Diciamo che il loro uso è sempre sconsigliato, soprattutto se il rischio cardiovascolare è medio o alto, in chi non fuma.
Viceversa, in chi fuma sigarette a combustione, il rischio legato ai prodotti a rischio modificato è verosimilmente minore (appunto la logica del male minore), e quindi si può pragmaticamente sfruttare tali prodotti a rischio modificato in una logica di riduzione del rischio (un po’ come dare il metadone all’eroinomane per evitare i rischi dell’eroina).
Ovviamente, in questa logica di temporaneo exploiting dei prodotti a rischio modificato, bisogna tenere presente che gli effetti potenzialmente dannosi di essi (stress ossidativo, disfunzione endoteliale, aumento della coagulabilità del sangue, ipertensione, e tachicardia)
sono tanto più rischiosi per il singolo paziente quanto questo ha un rischio cardiovascolare aumentato (ad esempio il rischio sarà molto alto in un paziente che ha avuto da poche settimane un infarto miocardico, e sarà comunque non trascurabile in chi invece, ad esempio, ha un problema di claudicatio intermittens).
È ovvio che, solo in apparenza paradossalmente, il rischio delle sigarette a combustione è enorme nei pazienti a rischio cardiovascolare elevato, e quindi anche in questi una logica di shift temporaneo (in previsione di cessazione totale) a sigarette elettroniche può essere comunque ragionevole.
Quali sono i suoi consigli per tutelare al meglio l’apparato cardiovascolare?
Le strategie preventive per tutelare la propria salute cardiovascolare sono una dieta bilanciata di tipo mediterraneo, un’attività fisica aerobica plurisettimanale, il controllo periodico della pressione arteriosa e dei livelli di colesterolo LDL nel sangue.
Nel fumatore di sigarette a combustione, smettere di fumare è la terapia migliore, equivale a regalarsi (o meglio a non togliersi) oltre 10 anni di vita.
Pragmaticamente, il mio consiglio nel fumatore di sigarette a combustione è di cercare di smettere di fumare da solo, oppure fare riferimento a un centro antifumo.
La terapia nicotinica sostitutiva e altri farmaci, anche se non scevri da possibili effetti collaterali, sono molto utili nei pazienti che hanno difficoltà a smettere di fumare.
Se queste strategie falliscono, è ragionevole proporre al fumatore di sigarette a combustione di passare alle sigarette elettroniche a vapore (oppure temporaneamente alle sigarette a riscaldamento di tabacco, più appealing per vari aspetti di ritualità e sapore, e poi, se non si riesce a raggiungere l’astinenza, comunque alle sigarette elettroniche a vapore, verosimilmente meno tossiche delle precedenti).
In ogni caso è importante evitare che una dipendenza si trasformi in un’altra, quindi, dal punto di vista medico, l’uso di prodotti a rischio modificato deve essere limitato nel tempo e mirato comunque alla totale cessazione di qualunque prodotto del tabacco e/o contenente nicotina.
Martina Rapisarda ha conseguito la laurea triennale in Lettere Moderne e la Laurea Magistrale in Comunicazione della Cultura e dello Spettacolo presso l’Università degli Studi di Catania. Ama il cinema, le serie tv e il teatro. Ha fatto parte dell’associazione culturale “Leggo”. Ha lavorato presso il Centro CInAP dell’Università degli Studi di Catania, curandone la comunicazione, i social media e l’organizzazione degli eventi in ambito universitario. L’interesse per la scrittura, e per i temi che riguardano la salute prima di tutto, l’ha portata a collaborare con Liaf dopo un percorso di successo che si è concluso con l’abbandono definitivo della sigaretta convenzionale. Il suo ruolo all’interno del team è quello di copywriter.