giovedì, Novembre 21, 2024
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Fumo minorile, la prima si accende a 11 anni

I ragazzi italiani in una nuvola di fumo. Cominciano a undici anni e a quindici ne fuma uno su tre. E’ allarme. Su cento ragazzi di 11 anni, quattro già fumano. A 15 anni, a fumare sono in 33 su cento. Quel fil di fumo è diventato una nuvola, denuncia l’ultima indagine dell’Organizzazione Mondiale della Sanità nelle scuole italiane. Inoltre un recente sondaggio commissionato dal MOIGE  fra giovani da 8 a 13 anni, rivela che tre ragazzi su quattro sono convinti che smettere di fumare sia molto facile; in realtà  conoscono i pericoli del fumo per la salute ma non sanno che il fumo dà dipendenza. Incredibile, nonostante i mass-media,  un ragazzo su quattro dice di non avere alcuna informazione sul fumo. In grande maggioranza hanno avuto la prima sigaretta da un amico. Trentasette su cento dicono che fumare fa sentire più grandi, diciassette confessano di fumare per imitare gli amici, sei dicono che accendere una sigaretta fa sentire più importanti. Un ragazzo su tre afferma che in sua presenza fumano non solo compagni di scuola ma anche insegnanti.

Una conferma del fumo precoce viene anche dall’ISTAT: su cento fumatori ed ex fumatori in Italia, 6 confessano di aver cominciato a fumare prima dei 14 anni. A tale proposito una curiosità: le fumatrici precoci prendono ad esempio la madre che fuma, i maschi a loro volta il padre che fuma. Inoltre risulta che quando in famiglia fumavano entrambi i genitori, i ragazzi hanno cominciato a fumare  ancor più precocemente.

Uno scenario di questo genere richiede una sollecita, continua ed intelligente opera di prevenzione che veda coinvolti genitori ed educatori. In questo ambito specifico la prevenzione non si deve esaurire con informazioni medico-scientifiche ma deve soprattutto spingere a comprendere le dinamiche dell’emulazione che portano l’adolescente ad “adottare” la sigaretta. Pertanto, una prima forma di prevenzione deve avvenire in seno alla famiglia responsabilizzando opportunamente i genitori nel loro ruolo di modelli educativi di riferimento. Attenzione però a non assumere atteggiamenti  troppo repressivi nei confronti degli adolescenti che potrebbero risultare controproducenti. Occorre innanzi tutto rendere i nostri ragazzi consapevoli ed il punto di partenza sembra essere qualcosa di molto semplice: fornire loro informazioni chiare.

 

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