Il tasso complessivo di fumo scende all’8% poiché il Paese persegue l’obiettivo di eliminare totalmente questa percentuale entro il 2025, molti consumatori però potrebbero passare allo svapo.
Articolo di Melania Torrisi
Il numero di persone che fumano in Nuova Zelanda è sceso ad un minimo storico, mentre il Paese avanza con piani ambiziosi per eliminare il fumo nella new generation. I dati rilasciati giovedì 17 novembre, infatti, hanno mostrato che il numero di persone che hanno il vizio del fumo è sceso all’8%, il tasso più basso dall’inizio delle registrazioni, rispetto al 9,4% dello scorso anno.
Il Ministro della Salute Neo Zelandese, la Dott.ssa Ayesha Verrall, ha attribuito questa diminuzione agli interventi del Governo affermando che: “Il piano attuato per ridurre il fumo sta funzionando. Il numero di persone che fanno uso di sigarette è diminuito di 56.000 unità nell’ultimo anno, nonostante le pressioni e lo stress della pandemia, i tassi risultano essere la metà di quelli di 10 anni fa“. A differenza degli altri Paesi che hanno visto un aumento dei tassi di fumo durante la chiusura pandemica, la Nuova Zelanda ha dimostrato avere un’ottima tendenza positiva con un trend decisamente in calo.
La media OCSE Neo Zelandese più recente è stata del 16,5%, mentre il tasso dell’Australia è del 10,7% e quello del Regno Unito è del 13,8%. È probabile, tuttavia, che una parte sostanziale del Paese che ha deciso di smettere stia passando alla sigaretta elettronica. Secondo gli ultimi dati, l’aumento degli utenti giornalieri di svapo è stato maggiore del calo dei fumatori: infatti l’8,3% degli adulti ha dichiarato di utilizzare quest’ultima quotidianamente, rispetto al 6,2% dello scorso anno.
Ad agosto, il Governo della Nuova Zelanda ha presentato un disegno di legge, come prima legislazione al mondo, contenente l’impedimento alla futura generazione di poter acquistare sigarette in maniera legale. Queste, che hanno superato la loro prima lettura, stabiliscono un’età di acquisto in costante aumento in modo tale che gli adolescenti non possano mai acquistare legalmente quest’ultime, dando vita così ad una “generazione senza fumo”. Queste misure sono considerate una novità mondiale e hanno attirato da un lato un misto di elogi per l’innovazione e dall’altro preoccupazioni per la loro natura non testata.
Alcuni dati dicono che i maggiori cali di quest’anno sono stati tra i Māori, che in genere hanno tassi di fumo molto elevati rispetto alla popolazione complessiva. La Verrall ha affermato che un quarto delle fumatrici Māori ha smesso negli ultimi 12 mesi, passando così dal 24,1% al 18,2% di quest’anno.
Oltre all’aumento dell’età da fumo, le leggi della Nuova Zelanda prevedono una riduzione di nicotina nelle sigarette che potranno essere vendute solo attraverso tabaccherie specializzate, piuttosto che in botteghe o supermercati come avveniva negli anni precedenti. Suddetta legislatura dovrebbe entrare in vigore dal prossimo anno e fa parte del “piano” per rendere la Nuova Zelanda il primo Paese al mondo in cui non si potrà fare utilizzo di fumo dal 2025, come comunicato dalla stessa Verrall.