Fu Aristotele il primo a descrivere i cinque sensi nel suo De Anima, creando una schematizzazione che è resistita nei corso dei secoli, arrivando fino a noi. Oggi sappiamo benissimo che i sensi sono molti di più e nella lista sono inserite diverse capacita e abilità.
Ma nel mondo scientifico, il numero dei sensi è rimasto invariato, strettamente connesso ad altrettanti organi.
L’esperienza sensoriale é un connubio di diverse percezioni legate a organi diversi, strettamente connessi tra loro. Basti pensare a quando mangiamo: i recettori sulla lingua ci rimandano un determinato sapore, ma in realtà quando pensiamo ad un alimento lo identifichiamo anche per l’odore che emana, oltre che dal sapore che ha.
Tra chi fuma, la sigaretta trasmette precise caratteristiche sensoriali: l’abitudine del fumo è difficile da spezzare proprio per l’insieme strettamente interconnesso di sensazioni che la sigaretta convenzionale provoca. Tutti elementi scatenanti che aumentano il desiderio di fumare e che amplificano l’appagamento che ne deriva.
“Finalmente “sento qualcosa di nuovo”! esclamerebbe un fumatore o semplicemente qualsiasi lettore leggendo questo articolo” commenta Pasquale Caponnetto, Docente a contratto di Clinica della Dipendenze DISFOR, Università degli studi di Catania “Il sentire” è strettamente collegato al sentimento umano…… cosa sarebbe un mondo senza il suono di ciò che ci emoziona? Quanti altri pericoli non riusciremo ad identificare senza il nostro prezioso udito? È chiaro che questo potrebbe essere un ulteriore elemento motivazionale in grado di sostenere il fumatore nel suo processo di cambiamento verso una nuova identità libera dal fumo ed i non fumatori a non intraprendere questo percorso”.
Ed è proprio su queste percezioni che i percorsi di smoking cessation insistono, concentrandosi sull’utilizzo di strumenti come la sigaretta elettronica che ricreano l’esperienza del fumo di sigaretta convenzionale diminuendo sensibilmente il danno.
Tornando al riferimento letterario iniziale, cercheremo di offrire una visione a 360° sui singoli sensi e sul tabagismo. E se proprio non il desiderio di una sigaretta non passa, vi proponiamo delle letture per aiutare a svagare la mente casomai il pensiero e la voglia di una sigaretta siano troppo forti da combattere.
L’UDITO
L’udito, come tutti gli altri sensi, riveste nella vita di ognuno di noi molta importanza: basti pensare all’emozione che si può provare ascoltando una canzone che ci ricorda un primo ballo o una gita in bus con i compagni di scuola.
Se interroghiamo un qualsiasi fumatore, saprà descriverci ad occhi chiusi il suono di un pacchetto di sigarette che viene aperto o quello di un accendino. Suono deboli, ma che rimandano al contrario a una sensazione molto intensa, preludio dell’appagamento.
Sappiamo che il fumo rappresenta un fattore di rischio elevato per una seria di patologie, da quelle metaboliche a quelle vascolari a quelle respiratorie, mentre molto spesso vengono tralasciate eventuali complicazioni legate ad altri organi, dalle prestazioni sessuali sino ai danni all’udito.
Anche i fumatori, come già affermato prima, collegano il senso dell’udito alla propria dipendenza tabagica associandola quindi a qualcosa di apparentemente piacevole. Ma se si usasse la stessa strategia per ottenere esattamente il contrario?
Ci spiega Marilena Maglia,Collaboratore di ricerca Università degli Studi di Catania, ricercatrice LIAF/Coehar: “La frase sembrerebbe strana ma se abbinassimo il ricordo della prima sigaretta al suono della tosse provocata da essa probabilmente l’associazione non sarebbe poi così piacevole. Si tratta di utilizzare il nostro prezioso senso, l’udito, non solo per ciò che ci ricorda qualcosa di piacevole ma anche come strumento per attivare campanelli di allarme che ci allontanano dall’accensione della classica sigaretta”.
Da uno studio inglese condotto su 160,770 pazienti tra i 40 e i 69 anni che analizzava le possibili interazioni tra fattori di rischio quali alcool e fumo sulla perdita dell’udito, è emerso che i soggetti fumatori avevano probabilità più alte, circa il 15%, di sviluppare danni all’udito rispetto ai soggetti non fumatori.
Ovviamente tali probabilità sono intrinsecamente legate ai livello di fumo, all’età dei soggetti e in generale alle abitudini di vita. Il fumo, però, rappresenta un problema anche per chi vive vicino a tabagisti: il fumo passivo aumenta del 28% le probabilità di incorrere in danni parziali dell’udito.
Anche uno studio coreano sembra attribuire i danni a tali organi ad livelli di consumo di sigarette convenzionali: cifre alte se si analizzano gruppi di età tra i 40 e i 70 anni.
E cosa possiamo fare se la nostra voglia di smettere di fumare non scende? Piuttosto che aprire un pacchetto, magari mentre siamo in spiaggia sotto l’ombrellone, perché non optare per un romanzo?
Il nostro consiglio di lettura a tema udito?
NORWEGIAN BLUES, di Levi Henriksen. Un romanzo eccentrico, romantico e avvincente su Jim, discografico di Oslo, tormentato e stanco dei successi discografici mainstream, che, dopo una sbornia, si ferma in una chiesa e improvvisamente si trova immerso in un canto che lo stupisce. Ma chi sta cantando? Tre vecchie star, ritiratasi all’improvviso dalle scene. Ora Jim ha una nuova missione, riportare il trio di ottantenni alla ribalta ripercorrendo la loro storia.
Una lettura avvincente che magari vi distrarrà dalla voglia di fumare una sigaretta.
Giornalista praticante, collabora con LIAF, dove scrive di salute e attualità. Appassionata di sport, con un passato da atleta agonista di sci alpino, si diletta nell'indagare le nuove frontiere della comunicazione e della tecnologia, attenta alla contaminazione con generi e linguaggi diversi.