In base alle statistiche europee infatti le malattie cardiovascolari sono state nel 2005 la causa del 42% dei decessi avvenuti nei paesi dell’Unione europea. In Italia, ogni anno, circa 240 mila persone muoiono per malattie cardiovascolari, con una incidenza di quattro decessi su 10.
Mentre in Italia, con la nuova legge, il numero dei fumatori si è ridotto del 18-14%, in Francia e Germania il numero di fumatori è stabile o in leggero aumento. Bisogna dire che per questo va anche lodata la serietà e il senso civico degli italiani, che fin da subito si sono adeguati alla legge in maniera rigorosa.
Ma la guerra alle ‘bionde’ non è tutto. “Per cercare di ridurre questi numeri – sottolinea Ferrari – oltre alla lotta al fumo è fondamentale intervenire sugli altri fattori di rischio, ma anche sviluppare e attuare strategie di promozione e prevenzione della salute del nostro cuore. E’ fondamentale ad esempio identificare precocemente i gruppi ad alto rischio e promuovere fin dalla più giovane età campagne educazionali che convincano ad abbracciare un corretto stile di vita”.
Soddisfatto della risoluzione adottata dall’Unione Europea il papà della legge italiana anti-fumo, l’ex ministro Girolamo Sirchia, che però accusa le istituzioni di aver diminuito i controlli sulla corretta applicazione della normativa. “Abbiamo fatto una legge che ha dato buoni frutti – spiega Sirchia – La normativa prevede sistematici controlli sulla sua corretta applicazione in tutti i luoghi interessati, e per questo quando ero ministro venivano stilati rapporti periodici. Ora invece, questi controlli non esistono più o sono assolutamente insufficienti”. E aggiunge: “spero veramente che il messaggio lanciato dall’Unione Europea aiuti a sensibilizzare anche le nostre istituzioni”.