Può un’isola di soli cinque milioni di abitanti, con un’incidenza già estremamente bassa di fumatori tra la popolazione, fornire un esempio da seguire al resto del mondo nel frenare l’epidemia di tabacco? Guardando i risultati e i dati forniti dalle autorità sanitarie della Nuova Zelanda, la risposta è affermativa.
Mentre l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha rinviato qualsiasi discussione sulle sigarette elettroniche, grazie alla Nuova Zelanda, il 2022 potrebbe diventare un anno fondamentale per l’implementazione delle politiche di riduzione del danno da fumo a livello globale.
Nella seconda meta degli anni 2000 l’introduzione nel mercato delle sigarette elettroniche suscitava rabbia e preoccupazione tra gli addetti ai lavori per il potenziale rischio di una inversione dei progressi nelle politiche internazionali di controllo del tabacco.
Come principale conseguenza, per anni le autorità sanitarie hanno pubblicamente dichiarato come qualsiasi l’allentamento delle norme su questi prodotti avrebbe provocato un aumento del numero di fumatori tra i giovani adulti contestando, nello stesso tempo, la veridicità del numero crescente di studi scientifici a sostegno della minore tossicità delle sigarette elettroniche.
Due decenni dopo, lo svapo sembra essere associato ad un forte calo del consumo di sigarette nel Regno Unito, negli Stati Uniti e in Canada. Come sottolineato dagli esperti, l’uso di sigarette elettroniche tra la popolazione potrebbe aver contribuito a un calo piuttosto che a un aumento del tasso di fumatori. Il panico causato dalle previsioni secondo cui le sigarette elettroniche aumentano il consumo di sigarette combustibili si è rivelato basarsi sul nulla.
Tuttavia, mentre il Canada e gli Stati Uniti continuano a ignorare queste prove scientifiche e continuano nel loro approccio proibizionista “a priori”, un altro paese ha preso l’iniziativa nel tradurre la teoria in pratica.
Infatti, in linea con la recente decisione del governo del Regno Unito di consentire la sigaretta elettronica come prescrizione per smettere di fumare, la Nuova Zelanda ha stabilito un approccio innovativo che autorizza le sigarette elettroniche come strumento di cessazione approvato dal governo.
L’Atto di modifica degli ambienti senza fumo e dei prodotti regolamentati (Vaping) 2020 è una delle normative più complete sullo svapo e sui prodotti correlati in tutto il mondo. Il suo obiettivo è proteggere i giovani dal fumo fornendo un’alternativa meno dannosa ai fumatori che vogliono smettere.
Rispondendo all’appello del pubblico e dei ricercatori per una politica nazionale anti-tabacco più sostenibile, il Ministero della Salute della Nuova Zelanda ha recentemente istituito un gruppo consultivo di esperti tecnici sulla sicurezza dei prodotti delle sigarette elettroniche per fornire al governo tutte le prove scientifiche disponibili su standard di sicurezza dei prodotti da svapo. Nella prima decisione del genere, il gruppo consultivo ha incluso anche rappresentanti dell’industria del vaping neozelandese.
Le prove fornite dal Comitato hanno convinto il governo ad adottare le sigarette elettroniche per promuovere l’obiettivo di una Nuova Zelanda senza fumo entro il 2025.
Negli ultimi due anni, la Nuova Zelanda è diventata un esempio convincente dell’efficacia dei dispositivi antifumo nel ridurre al minimo il numero di fumatori di sigarette convenzionali attraverso l’utilizzo di ecigs come strumento di cessazione.
“Quello a cui stiamo assistendo è un risultato sorprendente nonostante tutti gli allarmismi da parte degli organismi di regolamentazione internazionali e dei fondi privati di filantropi. L’obiettivo di porre fine all’uso di tabacco tra i giovani non è un risultato impossibile. I dati in Nuova Zelanda (ma anche nel Regno Unito, negli Stati Uniti e Canada) dimostrano che questo obiettivo è raggiungibile e in breve tempo”, ha affermato il Prof. Riccardo Polosa.
“Le preoccupazioni che le sigarette elettroniche possano fungere da ‘porta d’accesso’ alle sigarette convenzionali non si sono concretizzate, nemmeno quando la prevalenza del fumo di base è molto bassa come in Nuova Zelanda”, ha aggiunto il prof. Polosa.
L’esperienza della Nuova Zelanda, con il suo basso tasso di fumatori, presenta una chiara indicazione che un mix di strumenti alternativi meno dannosi alle sigarette convenzionali, insieme a campagne di sensibilizzazione sul rischio del fumo, potrebbe raggiungere l’obiettivo di arginare l’epidemia di tabacco. Un approccio che potrebbe essere esportato in tutto il mondo.
I governi di molti paesi considerano sempre più la Riduzione del Danno come uno strumento efficace per limitare il tasso di fumo domestico e ridurre al minimo l’onere delle malattie legate al fumo sui sistemi sanitari nazionali. Ed è per questo che l’approccio vincente della Nuova Zelanda rappresenta l’accettazione senza pregiudizi dei potenziali benefici per la salute derivanti dallo svapo e apre un nuovo percorso per il progresso della riduzione del danno da tabacco in altre nazioni.
Antonino D'Orto, giornalista, laurea in Comunicazione e Relazioni internazionali è impegnato da anni nella comunicazione istituzionale ed Ufficio Stampa. Per LIAF Magazine si occupa di Esteri, Riduzione del Danno da Fumo, geopolitica sanitaria.