Fonte: ADNKronos
Si è svolto al Royal College of Physicians (Rcp) di Londra l’E-cig summit, l’evento annuale dedicato alle evidenze scientifiche e alle normative relative alle sigarette elettroniche, che quest’anno celebra il decimo anniversario. Il 2022 segna anche un’altra importante ricorrenza: sessant’anni fa infatti, il Royal College of Physicians pubblicava il primo innovativo rapporto sugli esiti del fumo sulla salute (“Smoking and Health”, 1962), che confermò la correlazione tra il fumo di sigaretta e il cancro ai polmoni.
Obiettivo principe del convegno, che riunisce ricercatori, clinici e studiosi provenienti da tutto il mondo, è quello di facilitare il dialogo rispettoso e l’analisi minuziosa delle evidenze scientifiche riguardanti il fumo e le nuove alternative alle sigarette tradizionali. L’E-cig summit si propone dunque come una piattaforma di confronto neutra, dove esplorare ed interpretare i dati disponibili al fine di delineare le strategie più efficaci per porre fine alle morti per fumo – che rappresentano tuttora la prima causa di morte prevenibile al mondo – e alle malattie ad esso collegate.
Le sigarette elettroniche nascono infatti con l’intenzione di fornire agli adulti fumatori un’alternativa alle tradizionali sigarette con combustione poiché, nonostante gli sforzi decennali per il controllo del tabacco e l’educazione alla salute pubblica sui danni provocati dal fumo, il declino del tasso di fumatori tradizionali è stato finora troppo lento.
“Tanto le autorità regolatorie quando i responsabili politici – si legge nella presentazione del summit – si interrogano sul ruolo della nicotina e delle sigarette elettroniche nella società, ma il fine ultimo comune dovrebbe essere quello di porre fine all’epidemia causata dal fumo. Per farlo bisogna garantire che la discussione sull’argomento venga sostenuta da prove scientifiche e trasmessa attraverso una comunicazione accurata”.
Secondo quanto affermato durante il panel introduttivo da Tim Phillips, fondatore e consigliere delegato di E-cigIntelligence, nel corso del prossimo anno il valore di mercato dei nuovi prodotti contenenti nicotina raggiungerà i 50 miliardi di dollari a livello globale e gli utilizzatori di tali prodotti arriveranno ad essere 100 milioni.
Durante il panel “Vaping, nicotine and health effects. What do we know and need to find out?” (Svapare, nicotina ed effetti sulla salute, cosa sappiamo e cosa dobbiamo ancora scoprire?), illustri esponenti del mondo della medicina e della ricerca hanno risposto alle domande proposte dalla moderatrice Ann McNeill, professoressa della dipendenza da tabacco dell’Istituto di psichiatria, psicologia e neuroscienze del King’s College di Londra.
Parlando di come si potrebbero esortare i fumatori di sigarette tradizionali ad abbandonarle in favore delle alternative senza combustione, ed in particolare le e-cigarettes, nonostante non si abbiano ancora dati ed evidenze certe riguardanti i potenziali rischi per la salute collegati ad un utilizzo prolungato delle stesse, Peter Hajek, professore di psicologia clinica e direttore dell’unità di ricerca sulla salute e gli stili di vita del Wolfson Institute of population health, della Queen Mary University di Londra, ha spiegato che “una comunicazione allarmistica riguardo le sigarette elettroniche, da parte di media e istituzioni scientifiche, rischia – paradossalmente – di far tornare alle sigarette tradizionali proprio coloro che avevano invece scelto di utilizzare l’e-cig. È dunque importante che i professionisti siano formati e informati adeguatamente”.
Per traghettare i fumatori tradizionali verso le nuove alternative senza combustione, secondo la dottoressa Debbie Robson, docente di riduzione del danno da tabacco del centro nazionale per le dipendenze dell’Istituto di psichiatria, psicologia e neuroscienze del King’s College di Londra, un aspetto da non sottovalutare è l’eliminazione dello stigma con cui devono fare i conti coloro che continuano a scegliere le normali sigarette e non hanno mai provato quelle elettroniche: “Non tutti quelli che si trovano in questa situazione lo hanno scelto. Ci sono infatti persone che non possono permettersi di acquistare un dispositivo – ha spiegato la dottoressa Robson – o che non acquistano le sigarette, ma le raccolgono dalla strada. Anche questi sono fumatori che dovrebbero avere la libertà di poter scegliere un’alternativa alle sigarette tradizionali. Non devono essere stigmatizzati”.
Maciej L. Goniewicz, professore di oncologia della divisione per la prevenzione del cancro e gli studi sulla popolazione del Roswell Park Comprehensive Cancer Center, ha rimarcato il fatto che l’utilizzo delle sigarette elettroniche è consigliato solo ed esclusivamente agli adulti già fumatori. “Se una persona non fuma, non ha alcuna ragione per avvicinarsi alle sigarette elettroniche” ha spiegato il professor Goniewicz.
Un altro aspetto cruciale e complesso riguardante le e-cigs è quello regolatorio, come si è evidenziato durante la tavola rotonda dedicata alla sanità pubblica, al controllo del tabacco e alla regolamentazione del settore, ancora una volta moderata dalla professoressa McNeill.
Tra gli speaker era presente il professor Liam Humberstone, direttore tecnico della Totally Wicked- Independent British Vape Trade Association (Ibvta), che, interrogato sull’efficienza della regolamentazione nel Regno Unito, ha commentato: “Nonostante le imperfezioni e le iniziali difficoltà, il Regno Unito rappresenta senza ombra di dubbio un modello a livello globale per quel che riguarda la riduzione dei rischi collegati al tabacco attraverso l’uso delle sigarette elettroniche. A doverci preoccupare dovrebbe essere il mercato nero di questa tipologia di prodotti, che propone device non conformi agli standard e attrattivi per il loro costo ridotto”.
Al vaglio degli enti regolatori è dovuta passare anche la quantità di nicotina che può essere presente nei liquidi delle e-cigs, fissata ad un massimo di 20 mg/ml dalla Tobacco product directive (Tpd), la direttiva europea sui prodotti del tabacco (entrata in vigore in Italia nel maggio 2017). Secondo il professor Martin Jarvis, docente emerito di psicologia al dipartimento delle scienze comportamentali e della salute dell’University College di Londra, le restrizioni sul contenuto di nicotina operate con la TPD “sono un grosso errore ed hanno come presupposto un atteggiamento giudicante nei confronti di coloro che fanno uso di prodotti contenenti nicotina. Questa norma infatti ha come assunto il fatto che spetti ai regolatori giudicare cosa è giusto o sbagliato per la salute pubblica in termini di disponibilità della nicotina, quando invece io credo non siano nella posizione di farlo”.
Valeria Nicolosi è giornalista, esperta in progettazione e comunicazione pubblica (sociale e istituzionale). Laureata in Programmazione delle Politiche Pubbliche nell’Università degli Studi di Catania, è anche masterizzata in Comunicazione Pubblica nell’Università IULM di Milano. L'amore e l'interesse nei confronti della formazione dell'opinione pubblica l’hanno portata a collaborare come consulente per LIAF con l’obiettivo di aiutarli a definire azioni utili per la diffusione e la sensibilizzazione della cultura antifumo. Valeria è oggi press office di LIAF e collabora anche con istituzioni ed enti pubblici diversi.