Quando si tratta di descrivere la riduzione del danno da fumo ed i suoi limiti le domande principali da porsi sono sempre le stesse. Cosa è andato storto nell’attuazione delle politiche di sanità pubblica nel mondo? Perché esiste una feroce opposizione globale contro le sigarette elettroniche quando invece potrebbero potenzialmente arginare il vizio del fumo attraverso soluzioni più sicure?
La risposta non è né facile né diretta come sembra.
La situazione attuale
Mancanza di informazioni, opposizione irragionevole da parte dei governi, pesanti interventi statali sulla regolamentazione e controllo del settore collegato al tabacco. Questi alcuni dei motivi per cui negli ultimi anni le politiche da riduzione del danno causato dal fumo di sigaretta ha fallito nella sua implementazione, nonostante la disponibilità di alternative più sicure al fumo come le sigarette elettroniche.
Disinformazione
Soprattutto, sembra che i politici non abbiano ancora capito i prodotti che stanno cercando di regolamentare. Ciò è dovuto alla mancanza di esperienza e di competenza da parte dei giornalisti nell’interpretare le informazioni scientifiche? Oppure è la conseguenza della mancanza di volontà da parte delle istituzioni pubbliche e private che li informi o che offra formazione agli addetti ai lavori su come estrapolare i dati?
Di certo un ruolo fondamentale è stato svolto negli ultimi anni dalle Unità di comunicazione, che hanno agito come censure presso i media e hanno rotto il ponte tra esperti e stampa che fino a poco tempo fa agiva in maniera efficiente.
Un altro punto importante da sottolineare è il problema di comunicazione tra gli scienziati e l’altro capo della linea, ovvero il grande pubblico.
Come sottolineato da Giovanni Li Volti, Direttore del CoEHAR, “la sfida è riuscire a fornire gli strumenti per comprendere la ricerca scientifica a giornalisti e pazienti per veicolare informazioni chiare e comprensibili sulle questioni sanitarie alla società.”
Pregiudizi da parte dei governi
Anche l’approccio che separa rigidamente il settore del tabacco e consumatori in due diverse categorie invece di considerarli nel loro insieme ha peggiorato il problema invece di risolverlo. Demonizzare la nicotina senza offrire alcuna soluzione ai fumatori si è dimostrato negli anni un vicolo cieco, e limita qualsiasi politica di sanità pubblica che cerchi di alleviare il peso delle malattie legate alla salute del fumo sui sistemi sanitari nazionali.
Nonostante il settore delle sigarette elettroniche abbia il più alto tasso di sviluppo nella ricerca e nell’efficienza di tali dispositivi, la società vede ancora come potenzialmente pericoloso tutto ciò che proviene dall’industria del tabacco. Questo nonostante studi scientifici dimostrino chiaramente come la nuova generazione di sigarette elettroniche sia molto più sicura delle tradizionali sigarette combustibili.
Intervento statale sulla salute personale
Un altro grosso problema che potrebbe portare ad un disastro nel lungo periodo è il controllo pervasivo da parte delle autorità sul consumo di tabacco, senza considerare i diritti dei consumatori. Finora l’equilibrio tra il diritto dell’individuo e il benessere sociale è stato posto tutto in favore di quest’ultimo, senza dare alcuna possibilità ai consumatori di decidere cosa è nel loro migliore interesse.
A tredici anni dalla commercializzazione della prima sigaretta elettronica vi è ormai un segmento della società a cui piace ed è ormai abituata allo svapo. I governi devono tenerne conto quando si tratta di divieti e regolamentazione.
Come Harry Shapiro – giornalista britannico ed editore esecutivo del rapporto Global State of Tobacco Harm Reduction – ha suggerito durante un recente dibattito: “le persone dovrebbero avere la possibilità di prendersi cura della propria salute al di fuori dell’intervento statale.”
Antonino D'Orto, giornalista, laurea in Comunicazione e Relazioni internazionali è impegnato da anni nella comunicazione istituzionale ed Ufficio Stampa. Per LIAF Magazine si occupa di Esteri, Riduzione del Danno da Fumo, geopolitica sanitaria.