Lo scorso febbraio i medici Dharma Bhatta e Stanton Glantz hanno pubblicato uno studio sull’American Journal of Preventive Medicine sostenendo che l’uso delle e-cig è un fattore di rischio per le malattie respiratorie. In un comunicato stampa dell’Università della California (San Francisco), inoltre, il professor Glantz ha ribadito che le sigarette elettroniche hanno effetti negativi a lungo termine sulla salute.
Le polemiche però non si sono fatte attendere e nelle scorse ore i ricercatori della Cornell University, guidati dal professore di economia Don Kenkel, hanno pubblicato una analisi completa di quello studio affermando che:
“Non esiste alcuna prova che l’uso attuale o precedente di sigarette elettroniche sia associato a malattie respiratorie”.
Il prof. Kenkel e i suoi collaboratori spiegano perché le affermazioni di Bhatta e Glantz sarebbero false:
“Le associazioni statistiche che Bhatta e Glantz trovano tra l’uso di sigarette elettroniche e le malattie respiratorie sono guidate da utilizzatori di sigarette elettroniche che sono anche attuali o ex fumatori di tabacco combustibile. Quasi tutti gli utilizzatori di sigarette elettroniche erano fumatori attuali o ex di tabacco combustibile. Nel campione di analisi longitudinale con 17.601 osservazioni, c’erano solo 12 attuali utilizzatori di sigarette elettroniche che non avevano mai fumato tabacco combustibile. Nessuno dei 12 intervistati ha avuto malattie di tipo respiratorio”.
L’anno scorso, Bhatta e Glantz hanno affermato sul Journal of the American Heart Association che le sigarette elettroniche causano infarti. Ma molti degli infarti verificati sui vapers potevano essere riconducibili ad anni di fumo di sigaretta convenzionale. Motivo per cui i redattori sono stati costretti a ritirare clamorosamente lo studio.
È importante notare che Bhatta e Glantz hanno utilizzato le stesse sovvenzioni federali, per un totale di 13,6 milioni di dollari, per finanziare sia lo studio retratto dell’attacco cardiaco JAHA che lo studio falso delle malattie respiratorie AJPM. Tuttavia, è intollerabile che i fondi pubblici siano utilizzati nella produzione di ricerche scientificamente infondate.
Uno degli studi più importanti che si stanno conducendo all’interno del CoEHAR, il Centro di Ricerca per la Riduzione del Danno da Fumo dell’Università di Catania riguarda proprio la risposta all’efficacia e ai rischi dello svapo nel lungo periodo. Veritas Cohort, infatti, è il progetto che valuterà lo stato di salute di centinaia di svapatori nel mondo in un lasso di tempo molto lungo e significativo per elaborare dati certi e attendibili.
Martina Rapisarda ha conseguito la laurea triennale in Lettere Moderne e la Laurea Magistrale in Comunicazione della Cultura e dello Spettacolo presso l’Università degli Studi di Catania. Ama il cinema, le serie tv e il teatro. Ha fatto parte dell’associazione culturale “Leggo”. Ha lavorato presso il Centro CInAP dell’Università degli Studi di Catania, curandone la comunicazione, i social media e l’organizzazione degli eventi in ambito universitario. L’interesse per la scrittura, e per i temi che riguardano la salute prima di tutto, l’ha portata a collaborare con Liaf dopo un percorso di successo che si è concluso con l’abbandono definitivo della sigaretta convenzionale. Il suo ruolo all’interno del team è quello di copywriter.