Pertanto la riduzione del contenuto di catrame al di sotto dei 15 mg (tipica della sigaretta “light”), che negli anni ’80 era stata massicciamente pubblicizzata quale soluzione ai danni derivanti dal fumo di sigaretta, non determina alcuna riduzione del rischio di tumore al polmone. Piuttosto, la riduzione dei livelli di catrame (e di nicotina) nelle sigarette “light” ha provocato una modifica nelle modalità di inalazione del fumo e di presentazione dei tumori polmonari. Con le sigarette “light” i fumatori per sedare la propria dipendenza da nicotina sono stati spinti ad aspirare più profondamente il fumo di sigaretta e le localizzazioni tumorali si sono spostate dai grossi bronchi alle diramazioni più periferiche. Si è ipotizzato che con aspirazioni più profonde del fumo fino alla periferia dei polmoni sia aumentato il numero delle localizzazioni periferiche del tumore. In ogni caso, questa differente localizzazione dei tumori non ha ricadute a livello di prognosi, che rimane comunque infausta.
Possiamo pertanto concludere una cosa già comunque nota, fumare è un danno irreversibile per la salute. Si può decidere se ammalarsi con sigarette light o normali tanto non esiste una sigaretta poco dannosa rispetto ad un’altra. Già da tempo d’altra parte non viene più riportata la dicitura di sigaretta “light” o super “light” perché che il rischio potesse essere uguale, anche sulla scorta dei recenti studi pubblicati, da sospetto è diventata certezza. Molti preferiscono magari credere che sia ancora un dato non confermato, speriamo che queste poche cifre riportate insinuino qualche dubbio in più e che le sigarette forti o leggere vengano considerate per quello che realmente sono: un rischio.