Smettere di fumare su Twitter è più semplice. A dirlo è lo studio condotto da alcuni ricercatori dell’Università di Stanford e Irvine,pubblicato sul Journal of Medical Internet Research, che ha dimostrato come “cinguettare” su Twitter, entrando a far parte di gruppi di utenti che vogliono smettere di fumare, e supportati da un programma di smoking cessation adattato per il social network, consente di uscire dalla porta del fumo molto più facilmente ed efficacemente.
Lo studio – condotto da Cornelia Pechmann, docente di marketing alla UCI, e Judith J. Prochaska, ordinario di Medicina a Stanford – si è basato sulla valutazione delle conversazioni che si svolgevano all’interno di due diversi gruppi su twitter, formati ognuno da 20 fumatori reclutati attraverso annunci pubblicitari su web, grazie a Google Adwords, per partecipare ad un programma combinato di smoking cessation con cerotti e 2 combinazioni di supporto Twitter.
In sostanza, quando una persona digitava una parola chiave come cerotti alla nicotina o smettere di fumare in una ricerca su Google, appariva l’annuncio dello studio che, cliccato, rimandava al sito Tweet2Quit dove venivano fornite le informazioni sullo studio e un breve modulo di domanda.
I candidati venivano poi contattati via e-mail circa 1 mese prima dell’inizio di studio e veniva dato loro un link per l’indagine di screening. Tra i criteri di inclusione, i ricercatori hanno inserito l’aver fumato più di 100 sigarette nella propria vita, il fumare attualmente più di 5 sigarette al giorno, l’intenzione di smettere entro il mese successivo, l’età compresa tra 18 e 59 anni, l’avere un account e-mail attivo, e un telefono mobile con accesso a Internet e sms illimitati.
I criteri di esclusione comprendevano invece: controindicazioni all’uso del cerotto alla nicotina; uso di antidepressivi, ansiolitici o di altre terapie per smettere di fumare; uso di sostanze stupefacenti nelle ultime 4 settimane; o di convivenza con un altro partecipante.
Tutti i reclutati – giovani adulti con un’età media di 36 anni, per il 60% donne, e un livello educativo medio-alto (il 43% aveva una laurea) – hanno ricevuto una fornitura gratuita di cerotti alla nicotina e sono stati incoraggiati a postare almeno un tweet al giorno all’interno del proprio gruppo, per 100 giorni.
L’innovazione principale viene dalla metodologia: un apposito programma di smoking cessation per social media è stato sviluppato dai ricercatori, il cosiddetto “Tweet2Quit”, che consiste nella creazione e invio di messaggi automatici giornalieri nel gruppo tweet per incoraggiare la discussione antifumo, e per sollecitare l’autovalutazione del proprio stato psicologico e del proprio consumo tabagico da parte del singolo partecipante. La maggior parte dei messaggi automatici erano volti a incoraggiare “tweet” tarati sulle indicazioni fornite dalle linee guida internazionali sulla smoking cessation, e si riferivano soprattutto ai benefici fisici, emotivi, e di rafforzamento della propria identità ed autostima derivanti dallo smettere di fumare. Messaggi automatici supplementari erano invece inviati allo scopo di rafforzare il senso di appartenenza al gruppo antifumo online.
Il tasso di cessazione è stato valutato periodicamente a a 7, 30 e 60 giorni dalla data di cessazione, utilizzando due domande standard di autovalutazione: “Quante sigarette hai fumato negli ultimi 7 giorni” e “Avete fatto un tiro negli ultimi 7 giorni ?”. Ogni fumata o tiro da parte del partecipante veniva considerato come fallimento nel tentativo di disuassefazione dal tabagismo. E’ stata inoltre valutata anche l’aderenza al trattamento sostitutivo nicotinico per vedere se e quando i partecipanti utilizzassero o meno il cerotto.
Le principali differenze tra i due gruppi erano:
- Il Gruppo 1 riceveva tre messaggi automatici alla settimana, che apparivano come provenienti da un account tweet, solitamente la notte per stimolare risposta la mattina seguente. Inoltre ai partecipanti di questo gruppo era stato chiesto di fissare una data di cessazione a 14 giorni grazie all’utilizzo dei cerotti.
- Il Gruppo 2 riceveva un messaggio automatico giornaliero durante la sera per stimolare la risposta nelle ore immediatamente successive. Inoltre ai partecipanti di questo gruppo era stato chiesto di fissare una data di cessazione a 7 giorni grazie all’utilizzo dei cerotti.
I risultati sono stati sorprendenti: “Essi indicano che l’integrazione tra i messaggi automatici, creati da esperti in smoking cessation, e l’attività spontanea dei partecipanti sollecitati è efficace nel supportare la cessazione – commenta la Pechmann. In particolare, i partecipanti del Gruppo 2, che venivano stimolati con maggiore frequenza ed intensità e hanno dato più risposte ai messaggi generati automaticamente da Tweet2Quit, hanno evidenziato un tasso di cessazione del 75%. Il 42% per cento di cessazione è invece il tasso del Gruppo 1, dove l’attività di risposta su twitter è stato più basso. Nello specifico, a 7, 30 e 60 giorni dalla data di cessazione, nel gruppo 1 il tasso di astinenza autoriportato era rispettivamente del 50%, 57%, and 42%; mentre nel gruppo 2 questi valori si attestavano al 21%, 61%, and 75%.
Anche l’uso dei cerotti è risultato differente tra i due gruppi: a 7, 30 e 60 giorni dalla data di cessazione, il Gruppo 1 ha evidenziato rispettivamente il 67%, 50%, e 50% di utilizzo del cerotto, mentre l’uso nel Gruppo è stato significativamente più alto: 82%, 100%, e 42%.
Secondo quanto rivelato dallo studio, dunque, l’ambiente “social” ha creato una sorta di ambiente “dinamico” che è stato particolarmente efficace per coloro che vengono definiti fumatori “sociali”, cioè coloro che sono stati più attivi su Twitter. La possibilità di poter condividere con altri soggetti il proprio stato d’animo, l’idea di non sentirsi da soli e la possibilità di affidarsi ad un programma di twitting basato sulle linee guida internazionali, ha permesso loro di smettere più velocemente. Il sistema ha fatto emergere delle dinamiche anche relative alla leadership di gruppo, l’attività del più “sociale” fra i partecipanti ha infatti facilitato le conversazioni on-line e ha svolto un ruolo fondamentale nel mantenere le persone impegnate.
“Già nel 2008, la LIAF aveva condotto uno studio che si basava sulla possibilità dismettere di fumare utilizzando i messaggi di posta elettronica – ci racconta il prof. Riccardo Polosa – ed i risultati erano stati positivi. Più del 37% dei pazienti coinvolti nel programma, che ricevevano email da parte degli specialisti del centro, hanno smesso di fumare”.
Nell’ambito delle attività di sensibilizzazione e comunicazione di LIAF, è stato peraltro riscontrato come, soprattutto per i gruppi di “svapatori”, ovvero dei soggetti che smettono di fumare grazie al supporto della sigaretta elettronica, la possibilità di raccontare la propria storia su facebook, nei blog, sui siti di informazione rappresenta un aiuto valido per condividere il proprio comportamento e cercare approvazione e sostegno da parte di altri soggetti. Supporto, senso di responsabilità, consulenza e dialogo sui diritti sono alcuni dei vantaggi che rendono i social media una piattaforma promettente per i gruppi di counselling antifumo. Tuttavia, mentre molti forum on line, blog e siti web sono importanti per la diffusione di informazioni sulla salute, su twitter è possibile interagire in maniera più dinamica.
Come afferma la dott.ssa Valeria Nicolosi, responsabile comunicazione e marketing di LIAF, infatti: “Oggi i social network sono per noi canali importantissimi, non solo per la sensibilizzazione e la diffusione della cultura antifumo ma anche e soprattutto per fornire assistenza e consulenza. Ogni giorno riceviamo messaggi ed email con richieste di informazioni sul modo più semplice per smettere di fumare e ci confrontiamo con numerosi gruppi di fumatori e non, presenti su Facebook e Twitter. Oltre alla ricerca, la forte attività di comunicazione e sensibilizzazione è tra le priorità della LIAF”.
Soprattutto per le nuove generazioni, è forse arrivata l’ora per gli specialisti della salute di attivarsi e aderire alle novità tecnologiche di “internet therapy” che possono raggiungere direttamente i giovani fumatori direttamente nel loro smarthphone e a costi minimi.