Produceva da 3000 a 5000 cartucce contraffatte contenenti oli di THC ogni giorno. E’ con questa accusa che nel Wisconsin è stato arrestato il ventenne Tyler Huffhines che secondo gli inquirenti aveva messo su, insieme a 10 persone, una vera e propria realtà tecnologica. Huffhines è stato arrestato con in tasca 500.000 dollari in contanti.
L’arresto è avvenuto nell’ambito di un’operazione della Drug Enforcement Administration e del Kenosha Drug Operations Group. Le indagini, come sappiamo, sono partire dopo l’allarme lanciato dalla Food and Drug Administration.
Non è ancora certo se l’operazione nel Wisconsin è collegata alle malattie ma il quantitativo ritrovato potrebbe essere un enorme indizio.
Proprio stamane il prof. Riccardo Polosa ha rilasciato ai media italiani una nota di commento sull’accaduto: “Finalmente siamo vicini ad una svolta! Speriamo che i media e le autorità di mezzo mondo ritrattino quanto di negativo e confusionario si è detto sulle sigarette elettroniche in queste settimane e che – soprattutto – si riesca quanto prima ad individuare e ritirare dal mercato tutti i pericolosissimi prodotti illegalmente commercializzati da questo irresponsabile. Come ho affermato in altre occasioni non c’e’ alcun motivo di preoccupazione per i milioni di svapatori che nei prodotti a rischio ridotto hanno invece trovato una via d’uscita dal fumo“.
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Proprio ieri, peraltro, lo scienziato catanese era intervenuto con un lancio di agenzia commentando così i titoli dei giornali:
“Siamo alle prese con una vergognosa campagna di disinformazione dei fatti avvenuti e di demonizzazione dei tranquillissimi prodotti da svapo contenenti nicotina” ha detto il prof. Riccardo Polosa (direttore del CoEHAR).
“Stiamo confondendo i fischi con i fiaschi! I comuni prodotti da svapo utilizzati dai fumatori per smettere non hanno nulla a che vedere con i prodotti presenti sul mercato nero statunitense e che stanno causando un serio problema di salute pubblica.
Come ho sostenuto più volte – ha spiegato il professore – è necessaria ora più che mai un controllo attento sui prodotti da vaporizzazione di nuova tipologia a base di cannabis, non di certo su quello delle sigarette elettroniche che, per legge, è già monitorato.
I casi di malattie respiratorie verificatisi negli Stati Uniti sono – come riportano diversi quotidiani americani – stati associati al consumo di liquidi THC o CBD contenenti estratti oleosi mai utilizzati prima. Le autorità sanitarie statunitensi hanno lanciato l’appello di non svapare prodotti non certificati o comprati illegalmente. E’ riduttivo – ha aggiunto Polosa – credere che il problema sia solo statunitense, queste situazioni possono accadere ovunque. Pertanto, nel tentativo di tutelare i consumatori italiani da queste eventualità è necessario costruire un proficuo rapporto di collaborazione tra enti regolatori, esperti della materia e produttori.
Evidenze scientifiche hanno dimostrato – ha continuato Polosa – che la combinazione di supporto psicologico e farmaci produce i migliori risultati in termini di disassuefazione dal fumo. Tuttavia, un recente studio randomizzato e controllato condotto dai ricercatori dell’Imperial College di Londra ha dimostrato che il supporto psicologico abbinato all’uso di e-cig risulta addirittura più efficace rispetto all’assunzione dei tradizionali farmaci antifumo.
Forse scegliere solo di svapare per smettere di fumare potrebbe non portare a risultati miracolosi, ma comunque è la soluzione più pratica e veloce per ridurre i danni da fumo. Come affermato da Public Health England, la massima autorità in tema di salute pubblica in UK, le e-cig risultano essere almeno il 95% meno dannose delle bionde. E sulla questione nicotina, è bene ricordare che, una volta dissociata dalle tossine cancerogene presenti nel catrame da combustione del tabacco delle sigarette convenzionali, non è causa dei gravi e noti problemi medici associati al consumo di sigarette; pertanto a me sembra che il consumo di nicotina abbia opposizioni moralistiche piuttosto che scientifiche”.
Riguardo la notizia dei casi riscontrati dal CDC in USA di “gravi danni ai polmoni associati al fumo di sigarette elettroniche”, il Prof. Polosa conclude:
“La mia opinione è che dobbiamo capire bene il fenomeno prima di puntare il dito contro i prodotti da svapo. Una semplice analisi mostra che tali strumenti contenenti nicotina non hanno mai mietuto nessuna vittima in questi ultimi 10 anni. Quello che sembra strano dai dati dei casi americani è l’insieme di patologie e sintomi correlati. Come può un solo prodotto, in questo caso la sigaretta elettronica, produrre una così larga varietà di patologie e sintomi? Dobbiamo provare il nesso di causalità e serve davvero un’indagine in merito.”
Per il professor Polosa, inoltre, si deve scongiurare il rischio che molti dei casi analizzati non siano correlati alla pratica della “miscela fai da te”, ovvero il tentativo di cerarsi autonomamente e senza controllo le sostanze da inalare. “I pazienti da noi studiati che hanno abbandonato l’utilizzo delle sigarette a favore di quelle elettroniche hanno dimostrato un miglioramento nelle condizioni respiratorie generali. Penso che nei casi sopracitati si sta parlando di sostanze non ufficiali o approvate che possono aver provocato i danni di cui si parla. Un singolo elemento non può indurre una così vasto numero di patologie”.
Valeria Nicolosi è giornalista, esperta in progettazione e comunicazione pubblica (sociale e istituzionale). Laureata in Programmazione delle Politiche Pubbliche nell’Università degli Studi di Catania, è anche masterizzata in Comunicazione Pubblica nell’Università IULM di Milano. L'amore e l'interesse nei confronti della formazione dell'opinione pubblica l’hanno portata a collaborare come consulente per LIAF con l’obiettivo di aiutarli a definire azioni utili per la diffusione e la sensibilizzazione della cultura antifumo. Valeria è oggi press office di LIAF e collabora anche con istituzioni ed enti pubblici diversi.